La stretta dei Compro oro, preziosi censiti per frenare il riciclaggio

La stretta dei Compro oro, preziosi censiti per frenare il riciclaggio
di Cinzia Peluso
Lunedì 3 Aprile 2017, 12:00 - Ultimo agg. 20:34
5 Minuti di Lettura
Colpa della crisi economica, che ha prosciugato le ultime riserve auree delle famiglie. E anche della maggiore attenzione dei cittadini a non farsi coinvolgere in operazioni fraudolente. Ma, soprattutto, dei maggiori controlli, scattati dopo 100.000 segnalazioni dalla Banca d’Italia di attività sospette, sfociate in 40mila casi trattati dalla Guardia di Finanza e l’accertamento di un miliardo di euro sottratto al Fisco. Così la bolla dei compro oro, dopo l’exploit iniziale (quando erano spuntati un po’ ovunque nelle grandi città, ma anche nei paesini sperduti) negli ultimi due anni si è sgonfiata del 30%. Un calo che comunque non ha tolto molto alle dimensioni di un settore che conterebbe ancora circa 28mila esercenti e un giro d’affari di almeno una decina di miliardi l’anno. Condizionale d’obbligo perché tanta prolificità non è stata accompagnata da altrettante regole. A partire da un censimento. Attualmente, infatti, i compro-oro sono iscritti alla Camera di Commercio con lo stesso codice delle gioiellerie. E soltanto nel caso in cui non si limitino a commercializzare gli acquisti ma procedano anche alla fusione e alla trasformazione in oro nuovo, da rivendere come puro, hanno l’obbligo di iscrizione all’albo Oam. Ma la situazione dovrebbe cambiare entro brevissimo tempo. Tra una ventina di giorni anche a quest’indomabile attività andrà applicato il guinzaglio della normativa antiriciclaggio. E gli esercenti dovranno obbligatoriamente far parte dell’Oam, che già opera per gli agenti finanziari e i mediatori creditizi.

Non sarà più possibile, quindi, una semplice licenza di attività commerciale per acquistare da sconosciuti oggetti, pagandoli sempre in contanti. E i compro-oro saranno sempre tenuti a schedare i preziosi acquistati con tanto di fotografie. Dovranno tracciare tutte le transazioni sopra i mille euro. È il decreto legislativo, approvato a fine febbraio in via preliminare in Consiglio dei ministri, che applica una direttiva europea, a prevederlo, rafforzando in alcuni casi misure già esistenti ma che venivano molto spesso eluse. Come, ad esempio, la tracciabilità degli acquisti sopra quota mille euro.

La necessità di attenersi alle norme Ue consente di superare lo scoglio dei tempi dei lavori parlamentari, ma non certo le polemiche, che costringeranno le commissioni Finanze di Camera e Senato a chiedere uno slittamento della data del 6 aprile per i lavori necessari a fornire il loro parere sul decreto. Sono gli 8mila gioiellieri e i 2mila orafi artigiani, coinvolti nella nuova normativa, a ribellarsi. «Tutto ciò è profondamente ingiusto, in quanto la vendita di oggetti usati per noi rappresenta solo un’attività occasionale e residuale», sbotta Steven Tranquilli, direttore della Federpreziosi. E tiene a fornire alcuni dati a dimostrazione della sua tesi. «Nel 2016 il 94% dei gioiellieri ha venduto preziosi nuovi e solo il 6% si è occupato della compravendita di usati. Ma anche per quest’ultima fascia si è trattato di un’attività secondaria perché non lucrativa, in quanto, hanno realizzato l’82% dei ricavi dal commercio di oggetti nuovi. Mi sembra esagerato, quindi, che anche la nostra categoria debba essere tenuta a rispettare le nuove regole e quindi sottoposta a sanzioni pesantissime, che possono arrivare fino a 50mila euro. Che senso avrebbe, del resto, una duplicazione degli adempimenti a cui siamo già sottoposti, quando trattiamo oggetti usati? Già siamo obbligati ad avere la licenza della Pubblica sicurezza e a comunicare preventivamente alla stessa il possesso degli oggetti». Una tesi che cozza con quella dei rappresentanti dei compro oro in senso stretto. A dare loro voce è Antico, l’Associazione di tutela del comparto dell’oro, che chiede di non «mettere la croce addosso solo alla categoria» e di applicare le stesse regole per tutte le aziende che acquistano oreficeria usata.

Qualche regola, in realtà, già c’era. Ma era insufficiente o disapplicata. «L’albo esiste già da cinque anni, affidato alla vigilanza della Banca d’Italia. Ora siamo onorati di ereditare questa nuova funzione», spiega Antonio Catricalà, presidente dell’Oam. che ingloberà, appunto anche i compro oro. «La categoria era vigilata solo in parte, essendo tenuti all’iscrizione solo gli operatori professionali. Il decreto è quindi positivo. Certo, il riciclaggio non sarà impedito da questo intervento, ma essendo censiti coloro che fanno questo mestiere sarà più facile per il sistema composito delle forze che si occupano di antiriciclaggio, individuare chi svolge quest’attività», aggiunge l’ex presidente dell’Antitrust. Un’attività che rischiava di sfuggire ai controlli per la sua estensione, dopo il boom «di 20mila nuovi esercizi negli ultimi anni», come evidenzia Catricalà. Le imprese dei professionisti registrati nell’elenco della Banca d’Italia sono invece solo 346. 

Come funzioneranno le norme antiriciclaggio? Oltre all’obbligo di iscriversi all’albo, sarà quindi necessario identificare la clientela, pena una sanzione fino a 10 mila euro. E per ogni oggetto, si dovranno archiviare foto e descrizione dettagliata, data e ora della transazione, importo e mezzo di pagamento utilizzato. Poi si dovranno conservare queste schede per cinque anni. Infine, i compro-oro saranno obbligati alla segnalazione delle operazioni sospette alla Banca d’Italia, pena una sanzione fino a 50 mila euro. Le multe saranno raddoppiate in caso di violazioni gravi o ripetute e a queste si può aggiungere la sospensione dall’attività fino a tre mesi e, per i recidivi, la cancellazione dall’albo. Anche l’esercizio abusivo viene colpito con una sanzione da 2.000 a 10.000 euro e la reclusione da 6 mesi a 4 anni.

L’iter del provvedimento è collegato comunque a un altro decreto, già approvato dal Consiglio dei ministri, che rafforza le misure antiriciclaggio in attuazione della direttiva europea 849 del 2015. Per quest’ultimo è previsto il parere, oltre che delle commissioni Finanze anche di quelle Giustizia di Camera e Senato. «Attenderemo le audizioni anche su quest’ultimo per un ragionamento complessivo. È probabile, quindi, che chiederemo alcuni giorni in più per esprimere il parere e si slitterà a dopo Pasqua. Credo, comunque, che vi siano spazi per accogliere le richieste dei commercianti, considerando che la vendita di oggetti usati è un’attività residuale per i gioiellieri», fa sapere l’esponente del Pd Sara Moretto, relatrice del provvedimento in commissione Finanze alla Camera. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA