Niente accordo al Cis, vince Grimaldi e maggioranza alla governance uscente

Niente accordo al Cis, vince Grimaldi e maggioranza alla governance uscente
di Nando Santonastaso
Mercoledì 21 Febbraio 2018, 11:16
3 Minuti di Lettura
E alla fine conta è stata. Per l'elezione non solo del cda, che ha premiato la maggioranza uscente, ma anche per quella del presidente, avvenuta con un colpo di scena a tarda ora dopo che era stato proposto il rinvio forse anche per recuperare un clima meno teso. Al vertice del Cis di Nola è stato chiamato Ferdinando Grimaldi, 68 anni, napoletano, consulente aziendale. Era il presidente uscente (è toccato a lui anche presiedere l'assemblea di ieri), chiamato nello scorso mese di dicembre a succedere a Sergio Iasi, dimessosi dopo avere definito con le banche il piano di salvataggio da 300 milioni. Resterà in carica tre anni e di fatto, anche per questo, può a pieno titolo essere considerato il primo vero successore del fondatore del Cis, il Cavaliere del Lavoro Giovanni Punzo che aveva passato la mano quasi un anno fa.

La lista di Grimaldi (in assemblea era rappresentato il 78 per cento del capitale azionario, pari a circa 36 milioni di azioni) ha ottenuto una larga maggioranza, oltre il 50%: con lui ne facevano parte l'amministratore delegato uscente Claudio Ricci e cinque soci estranei al precedente cda. E cioè Andrea Miranda, Roberto Amodeo, Gianni Sorbino, Costantino Capone e Francesco Brocchieri. Tutti faranno parte del nuovo consiglio di amministrazione nel quale erano già stati indicati i due rappresentanti delle banche, Aldo Campagnola e Pietro Boiardi. In un primo momento, come detto, era stato deciso di rinviare alla prima riunione del Consiglio l'elezione del presidente che pure figurava all'ordine del giorno. La richiesta è stata però bocciata dai presenti (evidentemente molti rappresentanti dello schieramento vincitore avevano già lasciato l'assemblea): di qui il voto che ha premiato com'era prevedibile Grimaldi con il 78% dei presenti. «Ha vinto il Cis, ha vinto l'assemblea - ha dichiarato il nuovo presidente a caldo -: ho un unico rammarico, non essere riuscito a trovare un accordo per la presentazione di una lista unica nonostante i numerosi tentativi anche prima dell'assemblea». In effetti, a conferma della spaccatura, ai soci sono state proposte due liste. Quella alternativa a Grimaldi, promossa tra gli altri anche da alcuni consiglieri dimissionari, si è però fermata al 31% pari a 13 milioni di azioni. Nel conto finale della votazione vanno anche considerati gli astenuti, pari a circa 5 milioni di azioni.
 
Insomma, ha vinto la continuità, come Grimaldi e i suoi sostenitori avevano chiesto all'assemblea preoccupati del contraccolpo che un esito diverso avrebbe potuto creare nei rapporti con gli istituti di credito. Sotto questo punto di vista il tentativo degli oppositori di ribaltare i rapporti di forza all'interno dell'assemblea non ha prodotto il risultato sperato anche se è azzardato capire quale possa essere nella nuova fase il loro prossimo obiettivo. La spaccatura per ora resta e su di essa dovrà lavorare Grimaldi: «Il Cis ha detto, non a caso, subito dopo l'elezione del nuovo consiglio di amministrazione è patrimonio di tutti i soci e non di una sola parte. Per questo al di là della fisiologica dialettica aziendale lavoreremo perché si ritrovi la volontà di proseguire con la più ampia condivisone nell'azione di rilancio del Cis. Vanno percorse tutte le strade possibili per trovare una soluzione in grado di soddisfare le diverse posizioni ed evitare insanabili spaccature che possono solo nuocere alle attività previste dall'accordo di ristrutturazione con le banche. Il Cis è un patrimonio dell'economia meridionale ha concluso Grimaldi e in quanto tale va preservato e salvaguardato con l'impegno di tutti i soci».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA