Bce, stop al taglio-tassi
ma dubbi sugli aiuti

Bce, stop al taglio-tassi ma dubbi sugli aiuti
di Cinzia Peluso
Venerdì 9 Giugno 2017, 08:41 - Ultimo agg. 10:37
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Stop alla politica monetaria accomodante ed espansiva. A suonare la sveglia della svolta è la stessa Bce. I tassi non caleranno oltre il livello attuale. Ma, se sarà necessario, la Banca centrale europea incrementerà l'uso del bazooka del Quantitative easing. Avanti quindi al ritmo di 60 miliardi di euro al mese di acquisti di titoli. E si potrà superare anche la boa di fine 2017. È stato un consiglio direttivo apparentemente in linea con le attese quello che si è svolto ieri a Tallinn in Estonia. Con il primo passo verso il cambio di rotta della politica monetaria, che significa che non si interverrà ancora sulla riduzione dei tassi. Ma la missione dell'Eurotower resta la stabilità dei prezzi. E, proprio in nome di questo obiettivo, di fronte ad un'inflazione che resta debole e al di sotto del suo potenziale, la Banca di Francoforte guidata da Mario Draghi conferma il suo piano. E non si lascia intimorire dai falchi guidati dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmannn. La Banca centrale europea si riserva la possibilità di estendere la durata del programma di acquisti e di incrementarne l'entità. Una strategia che regala all'Italia la possibilità di svolgere le elezioni con i titoli di Stato sotto la protezione della Bce. E di evitare così spiacevoli impennate dello spread alla vigilia del voto.

Eppure, alla domanda se la normalizzazione della politica monetaria possa in futuro creare problemi ai Paesi ad alto debito come l'Italia, Draghi si sfila. «Abbiamo un obiettivo specifico che è la stabilità dei prezzi. Non il sostegno ai bilanci dei paesi, o altre considerazioni», risponde. Non preoccupa la Bce, quindi, che alcuni paesi come l'Italia possano pagare un prezzo più salato di altri quando i tassi torneranno a crescere.

Ufficialmente, quindi, il comunicato del Direttorio mantiene fermo il costo del denaro, con il tasso principale a livello zero e quello sui depositi delle banche in negativo dello 0,4 per cento. E resta invariato anche il piano di acquisti di bond del Qe, che vale 60 miliardi al mese e durerà fino a fine anno. Comunicato su cui non c'è stato un voto ma non ci sono state nemmeno voci dissenzienti, ha riferito Draghi.

Decisioni che cadono in uno scenario in cui la ripresa si sta rafforzando e può accelerare più di quanto previsto. Perciò la Bce ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell'Eurozona, ma solo dello 0,1% in tutti e tre gli anni considerati. Il Pil salirà dell'1,9% quest'anno, dell'1,8% il prossimo e dell'1,7% nel 2019. Al contrario le stime di inflazione sono state riviste al ribasso. La temperatura che misura la febbre dei prezzi segnerà nel 2017 una crescita stimata all'1,5%, all'1,3% nel 2018 e all'1,6% nel 2019.