Arcelor Mittal si prende l'Ilva: l'obiettivo è dominare l'Europa

Arcelor Mittal si prende l'Ilva: l'obiettivo è dominare l'Europa
di Giusy Franzese
Venerdì 7 Settembre 2018, 07:30 - Ultimo agg. 16:29
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Persino dal Quirinale fanno filtrare che la notizia dell'accordo sull'Ilva è stata accolta con grande «soddisfazione» dal presidente Sergio Mattarella. E anche la Chiesa, con le parole di Filippo Santoro, l'arcivescovo di Taranto che parla di «nuovo corso per la città», tira un sospiro di sollievo. D'altronde tutti gli altri scenari - dall'annullamento della gara, alla chiusura delle fabbriche - avrebbero avuto come conseguenze il disastro. Per la Puglia e per Taranto, ma non solo. La produzione di acciaio è strategica per un Paese come il nostro, secondo in Europa per la manifattura. «In questo momento - ricorda Marco Bentivogli, numero uno Fim Cisl - in Italia la domanda di acciaio è in crescita. E importiamo più di quello che produciamo. Le nostre auto sono prodotte soprattutto con acciaio tedesco. Abbandonare la siderurgia significa diventare sempre più dipendenti della Germania». Aggiunge la segretaria generale Fiom-Cgil: «La siderurgia è un asse strategico per il Paese. Avere la più grande acciaieria d'Europa è fondamentale per l'industria italiana».
 
Il fatto che l'Ilva adesso diventerà di proprietà di ArcelorMittal è una garanzia per l'Italia e per il futuro del gruppo. Stiamo parlando di un colosso, del primo produttore in assoluto al mondo di acciaio. Una multinazionale che ha stabilimenti in 60 Paesi. Viste le lungaggini e le polemiche relative al bando di gara, ArcelorMittal avrebbe potuto anche decidere di abbandonare il campo. A maggior ragione considerando che, per venire incontro all'Antitrust Ue, per acquisire Ilva ha dovuto cedere asset in altri Paesi. E invece no. Ha resistito e tenacemente è andata avanti.

«Oggi è l'inizio di un lungo percorso per fare dell'Ilva una impresa più forte e più pulita. Non vediamo l'ora di lavorare con tutti per questo progetto» ha dichiarato Matthieu Jehl, amministratore delegato di AmInvestCo Italy, la newco guidata da ArcelorMittal. E non c'è motivo per non credergli. L'Ilva, soprattutto lo stabilimento di Taranto, è strategico per la sua posizione geografica. E questa è la garanzia che l'Ilva avrà un futuro migliore del passato. Lo ribadisce il presidente di ArcelorMittal, Aditya Mittal: «Ilva rappresenta un'importante opportunità strategica per ArcelorMittal. Siamo convinti che sotto la nostra gestione l'impianto possa avere un grande futuro». Ora l'obiettivo è rispettare i vincoli ambientali il prima possibile, per produrre a pieno regime.

Prima delle inchieste giudiziarie che hanno travolto la famiglia Riva, ultimi proprietari prima che il gruppo entrasse in amministrazione straordinaria, l'Ilva era un fiore all'occhiello del Paese per la qualità dei suoi prodotti. Poi la storia ha cambiato verso. E tutto è precipitato. Anche i livelli di produzione che nell'arco di pochi anni sono scesi sotto i 5 milioni di tonnellate annue. I costi sono diventati troppo pesanti, i fornitori hanno accumulato crediti su crediti. Nell'ultimo periodo l'Ilva perdeva circa 30 milioni di euro al giorno. Ora la storia, sotto la guida di ArcelorMittal, può di nuovo cambiare verso. «Il mercato italiano ha un estremo bisogno dell'acciaio dell'Ilva» dice il presidente del sindacato acciai di Assofermet Tommaso Sandrini. Che aggiunge: «Come clienti, siamo pronti a fornire il supporto all'azienda nella sua fase di rilancio».

Garantire un futuro all'Ilva significa anche sostenere il Pil italiano.

La produzione del gruppo contribuisce già adesso - che è dimezzata rispetto ai periodi d'oro - per oltre tre miliardi di euro all'anno. Quando, alla fine del piano ambientale, ArcelorMittal potrà superare la soglia dei sei milioni di tonnellate annue (il piano ne prevede 8), l'impatto positivo sul Pil italiano sarà di 4 miliardi annui. Numeri, certo. Che non possono e non devono prevalere sulle ragioni della salute. L'ambizione di questo piano è quello di coniugare occupazione, ricchezza, e ambiente. Gli esperti dicono che si può. I nuovi acquirenti hanno accettato condizioni stringenti sul piano di risanamento ambientale. Gli scettici avvertono che non abbasseranno la guardia. La sfida della nuova Ilva sta per iniziare.

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