Almaviva, salvi 800 posti di lavoro.
La Cgil: «Sì sofferto per Napoli»

Almaviva, salvi 800 posti di lavoro. La Cgil: «Sì sofferto per Napoli»
di Sergio Governale
Sabato 25 Febbraio 2017, 09:09 - Ultimo agg. 13:46
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Gli oltre 800 lavoratori napoletani di Almaviva sono contenti di aver conservato il posto di lavoro, ma hanno l’amaro in bocca, perché sulle loro spalle pesa il taglio degli scatti di anzianità, la sospensione di quelli in corso di maturazione e il ricalcolo (sfavorevole, ndr) del trattamento di fine rapporto. Certo, la vertenza per loro si è conclusa positivamente rispetto ai circa 1.600 colleghi di Roma, che hanno visto chiudere il loro call center. Ma alla fine hanno detto sì con una larghissima maggioranza (pari a quasi l’80%) a un referendum che, se fosse naufragato, avrebbe comportato l’addio alle proprie scrivanie.

Si interrogano adesso, all’indomani dell’accordo, sul loro futuro e su cosa poteva essere modificato per tempo, magari con una maggiore vicinanza dei sindacati, accusati di essersi fatti scivolare dalle mani la vicenda. Walter Schiavella, commissario della Cgil di Napoli, prova a buttare acqua sul fuoco in un colloquio con Il Mattino, rivendicando il risultato portato a casa a Napoli, ma il ruolo della Confederazione generale del lavoro non è stato compreso fino in fondo da tutti. Vediamo perché. Innanzitutto perché per la prima volta hanno deciso di accettare, firmando, modifiche peggiorative per gli addetti del call center partenopeo. In secondo luogo, perché potrebbe essere l’inizio della resa del più oltranzista dei sindacati italiani.
 

Ipotesi che Schiavella respinge colpo su colpo, ammettendo però che qualcosa per tempo forse poteva essere fatto, ma da parte del Governo e dell’azienda. «Precedentemente sarebbero state necessarie altre strade, ma a questo punto della vicenda il sentiero era stretto come non mai. In queste difficilissime condizioni, con il sostegno decisivo del Comune di Napoli e della Regione Campania, le rappresentanze sindacali unitarie hanno fatto tutto quanto possibile per definire soluzioni certamente complesse, ma sempre tentando di limitare al massimo gli effetti della riduzione delle condizioni salariali e normative dei lavoratori e, fattore essenziale per la vertenza, indicando una prospettiva di tenuta dell’occupazione per i lavoratori coinvolti».

Il timore che serpeggia tra i lavoratori delle tante vertenze ancora aperte in Campania e a Napoli in particolare è che adesso la firma della Cgil possa diventare una prassi per la soluzione di altre vicende analoghe. Anche in questo caso Schiavella è categorico: «Le condizioni poste dall’azienda e accettate dai lavoratori con il referendum sono da considerare però un unicum, in quanto per la Cgil non potranno mai diventare una prassi per la soluzione di altre vertenze. Per questa stessa ragione – ribadisce il sindacalista – le soluzioni poste adesso nell’accordo per il sito di Napoli, a partire da quelle sugli scatti di anzianità e sul Tfr, sono uniche e non ripetibili o, men che meno, estendibili in altre intese del comparto, in coerenza con quanto stabilito dal direttivo nazionale del Sindacato dei lavoratori delle comunicazioni della Cgil. Anche per questo l’accordo è stato sottoscritto solo dalle rappresentanze sindacali unitarie e non dalle strutture».

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