Palazzo Chigi: Alitalia compagnia di bandiera. Ma è scontro tra Tria e Di Maio

Governo: «Alitalia compagnia di bandiera». E si fa avanti Fs. Scontro Tria-Di Maio
Governo: «Alitalia compagnia di bandiera». E si fa avanti Fs. Scontro Tria-Di Maio
Venerdì 12 Ottobre 2018, 10:17 - Ultimo agg. 13 Ottobre, 07:30
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Lo Stato si prepara a tornare azionista di Alitalia: dopo oltre 22 anni dalla prima privatizzazione, la soluzione del Governo - annunciata dal vicepremier Luigi Di Maio e rilanciata dal premier Giuseppe Conte - è una newco con una dotazione iniziale di almeno 2 miliardi, partecipata per circa il 15% dal Tesoro e con il coinvolgimento di Ferrovie dello Stato (che ha già presentato una manifestazione di interesse non vincolante) e Cdp per la flotta, insieme ad un partner industriale internazionale. Ma il dossier riaccende lo scontro interno all'Esecutivo. 

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Fonti di Palazzo Chigi assicurano che il governo è «compatto» nell'obiettivo di far tornare Alitalia la compagnia di bandiera, ma il ministro dell'Economia Tria da Bali frena piccato Di Maio: «Io penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell'Economia. Io non ne ho parlato». E a stretto giro Di Maio replica secco: «su Alitalia l'esecutivo ha le idee chiare e il piano di rilancio della compagnia di bandiera è contenuto nel contratto di governo» e con Fs «potrebbe nascere il primo gruppo al mondo di trasporto integrato gomma-ferro-aria». Sulla partita intanto resta puntato il faro dell'Ue, che ha un'indagine in corso sul prestito ponte e che ricorda che gli interventi pubblici devono seguire le regole degli aiuti di Stato.

Di Maio in serata esclude qualsiasi scontro: «Nel contratto di governo abbiamo previsto l'ingresso dello Stato attraverso soldi che già sono in Alitalia. Così si andrà avanti, senza scontri, perché siamo d'accordo come ministri e come forze politiche e perché il presidente del Consiglio sostiene questa ipotesi. Avremo tutto il modo di arrivare all'obiettivo senza nessun tipo di scontro o di controversie». 

La soluzione del Governo per Alitalia viene illustrata da Di Maio prima in un'intervista al Sole24Ore e poi nell'incontro con i sindacati sulla compagnia: un «progetto ambizioso che tende non a salvare ma a rilanciare» la compagnia, che non sarà più il «bancomat» che è stato in passato. «C'è massimo impegno da parte del governo per rilanciare Alitalia e il suo ruolo strategico per l'offerta del turismo in Italia», sottolinea il presidente del consiglio Giuseppe Conte. «Nessuna svendita, nessuno spezzatino, ma un serio piano di rilancio», assicura anche il vicepremier Matteo Salvini.

La newco sarà partecipata dal ministero dell'Economia (con una quota simile al 14,8% della Francia in Air France) grazie alla conversione in equity di parte del prestito-ponte da 900 milioni e avrà una dotazione iniziale di almeno due miliardi, precisa Di Maio, che vuole coinvolgere le Fs con una partnership non solo «strategica», nell'ottica dell'intermodalità con l'obiettivo del biglietto unico treno-aereo, ma anche «finanziaria» («è auspicabile», ha detto Di Maio). E già nel pomeriggio le Ferrovie hanno presentato una manifestazione per analizzare meglio il dossier.

Nel complesso, comunque, lo Stato avrà una quota non superiore al 15-20% (e non il 51% prospettato finora). Nella partita entrerà anche un'altra azienda di Stato, la Cassa depositi e prestiti, per la quale Di Maio vuole un ruolo nel «finanziamento dell'operazione di acquisto o leasing di nuovi aerei». Un intervento che, comunque, Cdp, che non è ricompresa nel perimetro della P.a e gestisce il risparmio postale, andrà inquadrato come operazione di mercato, perché vigila l'Antitrust Ue. Per quanto riguarda invece il partner industriale internazionale sono arrivate al Mise già «tantissime disponibilità», anche da compagnie comunitarie (che quindi potrebbero entrare con una quota superiore al 49%, che è il tetto per le compagnie extra-Ue).

La clessidra del tempo intanto scorre: davanti ci sono 19 giorni per completare la procedura di vendita. Ma Di Maio resta fiducioso: «Entro il 31 ottobre deve arrivare un'offerta vincolante e il nostro obiettivo è rispettare quella data», assicura il ministro, precisando che nel dl fiscale non ci sarà la proroga del prestito ponte (che va restituito entro il 15 dicembre). La variabile tempo però preoccupa i sindacati, che invece danno un giudizio positivo sul fronte occupazionale (Di Maio esclude esuberi, anche nel caso di una bad company, e con il rilancio intravede anche possibili «nuove assunzioni») e per le rassicurazioni sul Fondo per il settore e la proroga della cigs. La trattativa al Mise proseguirà con tavoli serrati: una nuova convocazione è attesa a breve.​
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