Aeroporti, 710 milioni al Sud
seconda pista solo a Catania

Aeroporti, 710 milioni al Sud seconda pista solo a Catania
di Francesco Pacifico
Domenica 14 Maggio 2017, 12:35
4 Minuti di Lettura
Da qui al 2020 il governo è pronto a spendere 710 milioni di euro per il restyling degli aeroporti del Sud. Quasi mezzo punto di Pil, su un impegno totale da 4,2 miliardi, per un'area dalla quale partono e sbarcano ogni anno quasi 40 milioni di passeggeri. Ma dove soltanto il 2,3 per cento dei voli è diretto verso destinazioni internazionali, mentre i volumi del traffico merci valgono appena l'1,7 per cento di quanto muove la logistica a livello nazionale. Sono questi gli investimenti che il governo annuncerà a fine mese, quando presenterà il piano d'intervento definito con l'Enac. Spiega al Mattino il viceministro alle Infrastrutture, Riccardo Nencini: «Nel Mezzogiorno le priorità saranno gli scali di Catania, Lamezia e Napoli. E non guardiamo soltanto al traffico turistico, che è chiaramente fondamentale. Quando vado in Puglia a Grottaglie dove c'è il polo aerospaziale o in Campania, gli amministratori locali guardano alla clientela business. Eppoi c'è da intervenire sul cargo, che al Sud è quasi inesistente».

L'intervento più costoso sarà quello nello scalo di Fontarossa a Catania, con 215 milioni di euro: qui si costruiranno una seconda pista per gli aeromobili di medio e lungo e raggio e una stazione ferroviaria. Al sistema pugliese che ha condiviso la governance negli scali di Bari, Brindisi, Foggia e Grottaglie/Taranto andranno 109 milioni. A Olbia 95 milioni per ingrandire la struttura. A Palermo, dove negli ultimi giorni è stato sbloccato il piano per la terza area checkin, 75 milioni. Sessantaquattro milioni per il restyling di Lamezia, che comprende anche una fermata del treno. Seguono in questa classifica Cagliari, con 50 milioni, e Napoli, con i suoi 44 milioni destinati soprattutto al collegamento tra Capodichino e il centro della città con la Linea 1 della metropolitana, ma anche all'ampliamento del terminal e delle piazzole di sosta degli aerei e delle vie di rullaggio. Infine, venti milioni saranno spesi negli scali di Trapani e Pescara, 13 in quello di Alghero.

Racconta il viceministro alle Infrastrutture: «Gli investimenti finanzieranno terminal, infrastrutture di volo, reti e impianti, parcheggi, manutenzione. Su un monte totale di 4,2 miliardi, tre andranno agli hub del Paese: Malpensa, Venezia e Fiumicino. Dei restanti 1,2 miliardi destinati ai 38 classificati come aeroporti di interesse nazionale, 710 milioni andranno agli scali del Sud. Cioè dove c'è più bisogno di ammodernamenti e collegamenti».
Finora sono stati spesi a livello nazionale circa 700 milioni. Gli altri, per quanto allocati nei Por o sostenuti dai finanziamenti comunitari, vanno ancora assegnati. «Ma oggi, a differenza che in passato, lo squilibrio non riguarda il governo delle risorse, ma l'efficienza progettuale di enti locali e gestori. Spesso ci sono i fondi, ma non arrivano i progetti».

Al momento non sarebbero state previste risorse per gli altri scali d'interesse nazionale del Mezzogiorno, come quelli di Salerno, Reggio Calabria, Crotone, Comiso, Pantelleria e Lampedusa. Ma qui il rilancio dovrebbe passere da una nuova governance. «Dopo la riforma del sistema delle reti aeroportuali», dice Nencini, «lavoriamo per favorire alleanze infraregionali, come quella che hanno costituito in Toscana Pisa e Firenze e quella che si sta realizzando in Puglia. A questo schema di gestore unico guarda anche la Calabria, che ha due strutture, Reggio Calabria e Crotone, con una funzionalità molto debole, mentre a Lamezia è in corso un'inchiesta della magistratura».

Secondo il viceministro, «quella della governance è soltanto una delle direttrici sulla quale ci stiamo muovendo. In primo luogo, come detto gli investimenti: dei 710 milioni destinati al Sud, 450 arrivano dalle società di gestione. Non meno importante il tema dell'ultimo miglio, con i collegamenti in ferro o metropolitana tra gli scali e i centri delle città. Infine c'è la sicurezza: applichiamo con il decreto 50 la direttiva comunitaria 139 del 2014, che vuol dire maggiore attività di controllo di polizia e scambio di informazioni a livello europeo tra gli investigatori».

Proprio l'Enac ha dimostrato e denunciato il gap d'investimenti, denunciando che negli scali di Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia è stato speso tra il 2000 e il 2015 poco più di un miliardo. Contemporaneamente, con il ripiegamento di Alitalia sugli aeroporti maggiori, al Sud le tratte low cost sono cresciute del 58 per cento contro il 38 del resto del Paese. «L'abbandono da parte dell'ex vettore di bandiera di Reggio Calabria, che il governo stava risolvendo prima del commissariamento, dimostra l'importanza delle compagnie minori. Le quali hanno garantito collegamenti verso le piccole città del Mezzogiorno e hanno permesso di muoversi con tariffe più basse a categorie deboli come pensionati e studenti».

Resta il fatto che i giganti del comparto come Ryanair o Easyjet non garantiscono rotte internazionali. «Se si fa massa critica nella governance», conclude il viceministro, «sarà più facile attrarre gli altri player della mobilità e spingerli a investire. Il gap sul lungo raggio si risolve soprattutto portando l'alta velocità a Fiumicino e collegandola con le città del Sud. C'è la direttrice tra Roma-Napoli-Bari che iè n via di realizzazione, la RomaMatera e non da meno la velocizzazione tra Salerno e Reggio Calabria. Che al momento è oggetto di una project review per trovare la soluzione più sostenibile in termini economici e di tempo. Altrimenti continueremo ad avere un Sud, dove per andare da Somma Vesuviana a Napoli, se c'è traffico, ci si mettono anche tre ore. Le stesse che ci vogliono in aereo per fare Madrid- San Pietroburgo».