Luzzati racconta Calvino: a Genova un viaggio alle radici della creatività

Luzzati racconta Calvino: a Genova un viaggio alle radici della creatività
di Donatella Trotta
Lunedì 3 Ottobre 2016, 23:29
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Emanuele (Lele) Luzzati e Italo Calvino hanno intessuto un intenso e fecondo rapporto intellettuale e professionale, ben oltre l’intreccio tra l’inconfondibile segno artistico dell’uno e la lucida parola pensante dell’altro. Liguri entrambi, ambedue eclettici e quasi coetanei (Luzzati era del 1921, Calvino del ‘23), hanno sperimentato ciascuno nel proprio campo le infinite potenzialità della creatività: incontrandosi soprattutto sul terreno della dimensione allegorico-fiabesca, non a caso una delle anime dello scrittore ex partigiano, narratore dal talento composito e visionario, intellettuale eclettico ed esploratore dell’esistenza sempre fortemente impegnato sul piano civile e culturale: basti solo pensare alla celeberrima trilogia calviniana composta da Il visconte dimezzato (1952) Il barone rampante (1957) e Il cavaliere inesistente (1959).

Ed è proprio l’astrusa storia di Medardo di Terralba - che, colpito al petto da una cannonata turca, torna a casa diviso in due metà tra loro opposte - il primo libro di Calvino illustrato da Luzzati, artista e scenografo geniale dallo sguardo di Puer Aeternus che con il suo universo fantastico continua a incantare ancora oggi, a quasi dieci anni dalla scomparsa. Lo spiega Lele Luzzati stesso: «Il Visconte dimezzato è il primo libro che ho illustrato delle opere di Italo Calvino. Ho pensato intanto al Candido di Voltaire perché è sempre stato un mio pallino e c’è qualche cosa nel Visconte Dimezzato anche del Candido di Voltaire. Ma è ligure, è della mia terra, lo sento moltissimo questo entroterra ligure che è veramente un mondo speciale. Perché non è la solita Liguria che tutti conoscono con gli scogli, è questo mondo fatto di odori e di sapori e Calvino lo fa venire fuori in una maniera straordinaria. Ho cominciato proprio facendo l’illustrazione di un personaggio che è il visconte strappandola in due per dare l’idea del visconte dimezzato. Ho giocato come Calvino giocava, perché c’è tutto un gioco nell’opera di Calvino fra il serio e il poetico».

Questa bella testimonianza è nel documentario «L’isola di Calvino», di Roberto Giannarelli e Pierpaolo Andriani (Fabulafilm 2015, in collaborazione con Istituto Luce e Rai Tre) che meglio di qualunque commento esemplifica le ragioni di una raffinata mostra-omaggio a due protagonisti della storia culturale del Novecento, in programma al Museo Luzzati di Porta Siberia, a Genova, da giovedì 6 ottobre. Titolo: «Luzzati racconta Calvino». Un viaggio tra disegni, proiezioni (oltre al documentario, anche film di animazione di Luzzati e altri materiali video), laboratori nella sempre attivissima Officina didattica del Museo e incontri, per una full immersion nell’alchimia ludica e poetica di due ingegni (e cuori pensanti) fuori del comune. L’iniziativa, fortemente voluta dal direttore del Museo Luzzati Sergio Noberini, è dedicata anche a Libereso Guglielmi, botanico e giardiniere “storico” della famiglia Calvino, composta da padre agronomo, madre botanica e figlio con una insopprimibile vocazione alla letteratura che ha saputo trarre frutto (è il caso di dire) da una rigorosa formazione scientifica.

Una bella occasione, insomma, per ripercorrere gli incroci e i cortocircuiti creativi tra Luzzati e Calvino riproposti ad esempio, in mostra, nella sezione dedicata alle fiabe dove saranno esposte le tavole originali dei libri di Italo Calvino illustrate da Emanuele Luzzati negli anni ‘70 per le edizioni Einaudi (e oggi ristampate da Mondadori). Tra i titoli: L’uccel belverde (pubblicato nel 1972 e ristampato altre 5 volte: nel 1974, 1979, 1982, 1958, 1988), che nel 1975 fu tradotto in inglese da Sylvia Mulcahy e pubblicato con il titolo Italian Folk Tales (J.M.Dent & Sons); Il Principe granchio e altre fiabe italiane, pubblicato nel 1974 e ristampato nel 1989; e, appunto, Il visconte dimezzato, pubblicato nel 1975 e ristampato nel 1979 e nel 1981. 

Non solo. In un'altra sezione, la mostra offre ai visitatori anche una ulteriore molteplicità di sguardi sui volumi delle fiabe di Calvino, nell’interpretazione di altri grandi artisti del ‘900 (Picasso, Paul Klee, Flavio Costantini, Millet...): a testimonianza dell’universalità di uno scrittore che può a giusta ragione essere considerato un classico contemporaneo. Un classico che dalla sensibilità non soltanto estetica di Luzzati, attraverso le voci, i ricordi e i racconti di chi, ancora vivente, l’ha conosciuto ed è stato suo amico (Eugenio Scalfari, Gore Vidal, Renzo Piano, Inge Feltrinelli, interpellati dal documentario di Giannarelli e Andriani), arriva così a disvelare le proprie “radici” proprio nella stagione della sua prima formazione. Quella dell’infanzia e dell’adolescenza, alla quale apparteniamo tutti come a un paese. 
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