L'economista Becchetti alle aziende del Sud: diventate più etiche e anche il lavoro dei giovani avrà uno slancio

Leonardo Becchetti, economista
Leonardo Becchetti, economista
di Donatella Trotta
Giovedì 9 Febbraio 2017, 11:58
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Il lavoro come vocazione, opportunità, valore. Ma anche come fondamento di comunità, dignità e promozione di legalità: purché sia «libero, creativo, partecipativo e solidale» (lo sottolinea l’esortazione apostolica di papa Francesco Evangelii Gaudium, 192). Non è una "mission impossible", ma l’obiettivo che la Chiesa italiana persegue da tempo. Con il supporto di economisti civili di ispirazione cristiana come Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica all’università di Roma Tor Vergata, specialista di finanza etica, microcredito, responsabilità sociale di impresa, commercio equo e solidale, autore di numerose pubblicazioni scientifiche e libri (l’ultimo è Capire l’economia in sette passi, Mimimum Fax) e non a caso co-autore, con Stefano Zamagni e Luigino Bruni, di un prezioso Taccuino di economia civile (Ecra 2016).

Becchetti è a Napoli dove stamane alle 10, alla Stazione Marittima, ha parlato di «Realtà e prospettive del lavoro giovanile nel Sud», nell’ambito della due giorni promossa dalle sei conferenze episcopali meridionali (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) in vista della 48esima Settimana Sociale dei cattolici in Italia (Cagliari, 26-29 ottobre) su un tema, il lavoro, che – soprattutto nel Mezzogiorno – è diventato paradigma di una drammatica emergenza sociale.

Professore, a Napoli le Chiese locali delle 80 diocesi del Sud d’Italia si mobilitano, con i loro esponenti religiosi e laici, per i giovani (uno su tre disoccupato, e ha destato sgomento l'ultimo ennesimo suicidio di un trentenne): in un’Italia a due (e più) velocità che, soprattutto nel Mezzogiorno, è segnata dalla piaga disoccupazione giovanile (con il fenomeno dei Neet, acronimo che indica persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione), dall’allarme desertificazione (Napoli ha perso oltre un milione di giovani tra i 25 e i 34 anni, con circa duemila bimbi fino a 4 anni migrati altrove con le famiglie in cerca di fortuna), e dai connessi problemi di illegalità diffusa. Quale speranza possibile, in quest’orizzonte di crisi che pone nuove sfide anche alle politiche meridionalistiche?

«Non mancano le ragioni per sperare, purché si comprenda che il mercato, governato dalla domanda, siamo noi, che un’altra economia a tutela del bene comune è possibile, ma solo abbandonando vecchie logiche e ricette clientelari e parassitarie che non giovano allo sviluppo», sottolinea lo studioso. Un esempio concreto? «Le cito un esperimento di buona pratica che abbiamo fatto in 20 supermercati di 10 città italiane, per informare i consumatori non sulla qualità dei prodotti, ma sulla qualità della responsabilità sociale, fiscale ed ecosostenibile delle aziende, e sulla loro tutela della dignità del lavoro: una sorta di “Corporate Advisor” del sociale, anziché Trip Advisor. Dopo 4 mesi in cui abbiamo affisso all’ingresso l’elenco delle aziende più virtuose secondo Oxfam, la prima in classifica ha visto crescere del +6% la propria quota di mercato, mentre le ultime hanno registrato perdite del -12%. Ciò dimostra che i risparmiatori e i consumatori - capitale sociale con maggiore potere contrattuale dei lavoratori, oggi meno tutelati - se informati adeguatamente, reagiscono e possono fare la differenza sul mercato, premiando le imprese più etiche (ma anche le banche più orientate al territorio), con ricadute positive su tutta la filiera produttiva. L’idea è quella di portare in finanza il potere del “voto col portafoglio” attraverso una combinazione opportuna di misure dall’alto e di azione della società civile dal basso».

L’Economia di Comunione promossa nel mondo da Chiara Lubich può essere un ulteriore paradigma? Ma come realizzarlo in un Sud Italia la cui maggiore fragilità, denunciata da Carlo Borgomeo, è la mancanza di coesione sociale, con la piaga della povertà educativa? «L’EdC è un esempio significativo - non a caso accolto con i suoi rappresentanti nei giorni scorsi da papa Francesco, che ha usato la metafora del sale che a piccole dosi dà sapore - della vocazione di una minoranza virtuosa, capace di coniugare la creazione di valore economico e la solidarietà con effetti di contagio positivi. Ma nel Sud la formazione resta un tema cruciale per la creazione di reddito: moltiplicare le esperienze di alternanza scuola/lavoro che stanno dando buoni frutti può essere un aiuto».

Su quali altre misure puntare? «La riforma fiscale: ad esempio, rimodulando l’Iva proporzionalmente alla sostenibilità sociale e ambientale delle imprese, o con un’incentivazione fiscale geografica, che attivi zone economiche speciali e una rigenerazione urbana, proposta da Adriano Giannola dello Svimez; è una via possibile, ma va misurata sui giovani: con agevolazioni che trasferiscano superbonus dalla meccatronica a giovani qualificati». La Chiesa “maestra di umanità” può intercettare bisogni, ma non certo «aprire cantieri», come ha detto il cardinale Sepe. E può indicare un cammino, investendo sulla «teologia della città» per produrre «quella “disperazione attiva” che Pasolini consigliava ad un’umanità spenta e assuefatta», come ha sottolineato il vicario episcopale per la Cultura, monsignor Adolfo Russo. E il ruolo della politica, in tale ottica? «È quello di creare condizioni di lavoro adeguate, che nel sistema Paese agiscano sui tre nodi che frenano gli investimenti: i tempi della giustizia civile, la riforma della burocrazia, le indispensabili infrastrutture a banda larga. Ma senza un approccio “a quattro mani” (mercato, istituzioni, cittadinanza attiva e responsabile, imprese sostenibili) non si riesce a uscire dal guado».     
 
 
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