Le ceramiche di Lubelli
omaggio alla Tauromachia

Le ceramiche di Lubelli omaggio alla Tauromachia
di Ciro Manzolillo
Lunedì 17 Ottobre 2016, 21:20
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Negli spazi espositivi di via Mercanti del laboratorio di comunicazione Alchimie Verbali in mostra le ceramiche dell’artista Fausto Lubelli dedicate alla Tauromachia.

In realtà, c’è una sottile linea d’arte che si snoda lungo l’intera vita di Fausto Lubelli, congiungendo le riflessioni-pittoriche in mostra ne “La stazione” realizzate negli anni Ottanta, continuando nei suggestivi paesaggi dell’esposizione di “Visioni d’infinito della Costa d’Amalfi”, proseguendo nella sua personale rivisitazione della settima arte espressa in “cinema dipinto”, prendendo forma in “architetture parallele” intese come visione lunare delle costruzioni del Mezzogiorno e di Bagnoli, in particolare, fino ad arrivare al recupero di un mito atavico, eppur ancora sconosciuto, del Minotauro e della dicotomica tauromachia.

Come annota anche la co-curatrice Maria Palazzo, le sue bestie ritorte, viste al caleidoscopio, sembrano colte nel momento scattante della “schivata” (quiebro), la lotta è già iniziata e l’animale ne porta i segni nei colori accesi del mantello. I veri protagonisti della lidia, ricalcano tutta la simbologia che già Goya, nella Tauromachia e Ricasso in innumerevoli altre opere del suo periodo maturo, hanno voluto esprimere, nelle vesti del selvaggio bovino. La tensione emotiva dell’artista, qui, ci propone tori-drago, intenti a rubare violentemente l’aria con le narici spalancate; tori-asino, più vicini nelle loro fattezze alla non compiutezza che all’infinitesima cesellatura; rinoceronti, snelli e tesi nella loro posa pervasa dalla calma proveniente da forza riflessiva di Düreriana memoria ed ancora tori-uomo, sintesi vivente del labirinto Freudiano di es, io e super io di cui l’uomo si ritrova prigioniero. Nelle creazioni, il gioco dei contrasti cromatici acquista un significato che trascende l’animale, tessendo trame e nuove corrispondenze in cui le percezioni degli umani sensi si confondono con la reminiscenza di un tempo perduto.

Rosso e nero, si mescolano e si dividono manicheisticamente, richiamando all’eterno scontro tra il bene ed il male, l’amore e la morte; anche se, l’angolo visivo dell’artista ripercorre nelle sue opere, non una netta ed inconciliabile divisione, ma rivive tale lotta in un’ottica orientale di fusione degli opposti. Il rosso sottende il senso del bianco, rivive nel mantello del capro espiatorio; infatti, del vello immolato, non si rammenta più il suo virginale candore ma il calore fumante del sangue che copre l’originale elemento cromatico. L’autore riesce a fare del combattimento una danza, in cui l’angolazione delle estremità superiori e inferiori dei tori danno vita ad un moto continuo di elegante propensione degli animali ritmicamente atteggiati alla sottomissione o alla fiera vittoria. Lo spirito del toro, animale-mito per antonomasia, ben si accorda con la forma terrena e calda creata dalla ceramica. Un essere fiero ed indomabile prende forma in un materiale che sfugge alle mani dell’artista cercando una sua essenza nel fuoco che, solo, gli rende giustizia. Lo stesso accade per la resa ultima dei colori, questi colano, scoloriscono, si impastano alle scanalature della creazione, oppure trovano, per puro caso, una nuova luce da dare all’oggetto d’arte. Nella creazione di Fausto Lubelli, il vivere quotidiano diviene tauromachia, lotta dell'uomo con la bestia dentro e fuori di sé, identificata nell'animale simbolo per eccellenza del confronto. Oggi, infatti, gli spettatori all’ipnotico ballo del toro, siamo noi, che intenti a decifrarne le imperscrutabili movenze, non guardiamo ad un’arena ma in noi stessi, eppure, ancora non siamo in grado di prevedere quale scatto seguirà la bestia, tesa nel frenetico agguato, che ci ricambia lo sguardo.
 
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