Il papiro di Ercolano decifrato con l'intelligenza artificiale: premio da 700 mila dollari

Luke Farritor, americano di 22 anni, è il nuovo eroe di Ercolano

Il papiro ercolanese decifrato
Il papiro ercolanese decifrato
Maria Pirrodi Maria Pirro
Martedì 6 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 7 Febbraio, 07:26
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La svolta si deve a un ragazzo di soli 22 anni, americano, studente di Informatica: Luke Farritor è riuscito a decifrare un papiro carbonizzato di Ercolano senza srotolarlo, grazie all'intelligenza artificiale.

Con altri due ragazzi, Youssef Nader, berlinese di origini egiziane, e Julian Schilliger, appassionato di robotica e iscritto all'Eth di Zurigo, l'universitario, stagista di SpaceX in Nebraska, ha individuato i parametri giusti per «insegnare» al pc come rilevare tracce di inchiostro invisibili a occhio nudo e andare oltre i pochi caratteri già individuati con altri metodi. Si è così aggiudicato 700mila dollari del milione messo in palio da mecenati della Silicon Valley proprio con l'obiettivo di risolvere entro l'anno l'enigma sul contenuto dei rotoli che risalgono a 2000 anni fa, quasi tutti scritti in greco antico.

Quello appena esaminato, di cui sono state lette le ultime 15 colonne, potrebbe essere opera di Filodemo di Gadara, quindi incentrato sulla filosofia epicurea, in particolare sulle reazioni e le sensazioni che si generano a contatto, soprattutto, con diversi tipi di alimenti. E sul piacere, non più appetibile - è la tesi dell'autore - se c'è scarsa disponibilità di un bene, «come anche nel caso del cibo». Altri dettagli, ovvero l'85 per cento di questo testo, restano da capire, e sono fondamentali per gettare le basi e interpretare già nei prossimi anni anche tutti i papiri rimasti chiusi nella collezione, senza rischiare di danneggiarli. Circa 500 sono quelli mai aperti, scoperti tra il 1752 e il 1754 a Ercolano, nella città sepolta dall'eruzione del vulcano, e conservati, in massima parte, nella Biblioteca nazionale di Napoli. L'unico rotolo da due terabyte di dati condiviso online, e utilizzato per la «Vesuvius Challenge», non è, però, custodito qui: si trova dal 1802 a Parigi, perché donato a Napoleone Bonaparte da re Ferdinando IV di Borbone. 

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Con un sincrotrone, a Oxford, ovvero mediante un acceleratore di particelle che produce un fascio parallelo di raggi X, sono state realizzate le immagini ad alta risoluzione messe a disposizione dei concorrenti impegnati a ricostruire il testo. Un'operazione riuscita finalmente, allenando il pc con le informazioni attinte dai rotoli già aperti, pure immagazzinate al computer. «Abbiamo l'opera Sulla natura di Epicuro e molti altri trattati, ma ci auguriamo di trovare altri testi di filosofia e letteratura antica, greca e latina», dice Gianluca Del Mastro, papirologo dell'Università Vanvitelli, che con Federica Nicolardi (Federico II) e altri esperti internazionali è membro del team chiamato a giudicare la competizione e analizzare i risultati a distanza di tre secoli dalle scoperte iniziali.

Nel Settecento, con una macchina a lenta trazione inventata da padre Antonio Piaggio furono aperti i primi papiri, incollando su membrane animali i fragili frammenti, svelandone il contenuto centimetro per centimetro. Ora le tracce dell'inchiostro vengono confrontate in tutt'altra maniera, con quelle rilevate dalla scansione virtuale. 

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