«Paolo VI. Il Papa degli artisti»,
la mostra tra la Chiesa e l’arte

«Paolo VI. Il Papa degli artisti», la mostra tra la Chiesa e l’arte
Venerdì 7 Dicembre 2018, 19:56
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Dall’8 dicembre 2018 sarà aperta al pubblico al Museo di Roma la mostra “Paolo VI. Il Papa degli artisti” dedicata al grande Pontefice canonizzato da Papa Francesco lo scorso 14 ottobre.

La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è ideata e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura guidato da Giuseppe Lepore. Il Comitato Promotore è presieduto dal Cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro e Presidente della Fabbrica di San Pietro mentre il Comitato Scientifico è presieduto dal Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto Emerito della Congregazione per i Vescovi.

Le opere che saranno esposte provengono dalla Reverenda Fabbrica di San Pietro in Vaticano, dalla Collezione Paolo VI – arte contemporanea di Concesio (BS) e da alcune collezioni private.

Con questo evento si vuole sottolineare il legame indissolubile auspicato da Montini tra la Chiesa e l’arte, una precisa volontà di riavvicinamento annunciata con determinazione nella lettera agli artisti che il papa pronuncia nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964, durante il Concilio Vaticano II.

La mostra, che è stata realizzata grazie al sostegno della Università San Raffaele Roma, intende mettere in luce il legame di Papa Paolo VI con l’arte contemporanea, presentando un itinerario di dipinti e sculture che per la maggior parte arrivano dalla vastissima Collezione Paolo VI di Concesio, una ricca raccolta donata alla città natale del pontefice da monsignor Pasquale Macchi, segretario personale di Paolo VI. Da Francesco Messina a Giacomo Manzù, da Fausto Pirandello a Renato Guttuso, da Salvatore Fiume a Emilio Greco, da Aldo Carpi a Jean Guitton, la mostra indaga quelle forme espressive che rendono il messaggio evangelico esplicitamente più vicino agli uomini e più comprensibile, comunicando il sentire dell’artista che vive il proprio tempo e si accosta al sacro con il proprio vissuto.
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