«Love amor»: il Chiostro del Bramante
celebra i vent'anni con due grandi quadrati

«Love amor»: il Chiostro del Bramante celebra i vent'anni con due grandi quadrati
di Erminia Pellecchia
Martedì 25 Ottobre 2016, 21:23
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LOVE AMOR: due grandi quadrati, lettere componibili, a stampatello e in uno squillante rosso e blu. Le sculture pop di Robert Indiana, con la loro disarmante semplicità e la loro forza dirompente, sono il manifesto della mostra “Love” (fino al 19 febbraio) con cui il Chiostro del Bramante celebra i vent'anni di attività culturali ed espositive. Una rassegna internazionale in uno degli spazi rinascimentali più suggestivi della capitale. A curarla è Danilo Eccher - ritorna a Roma dove per cinque anni ha diretto il Macro dopo le esperienze folgoranti di Bologna e Torino – con la formula di un gioco interattivo tra pubblico e opere d'arte in un percorso non convenzionale in cui a far da guida sono John, Coco, Amy, David e Lilly, 5 partner audio di cui alla fine del viaggio scopriremo l'identità. Il traguardo è l'amore, con le sue diverse sfaccettature e infinite declinazioni. «È uno dei sentimenti universalmente riconosciuti e da sempre motivo di indagini e rappresentazioni – spiega il critico - Lo racconto con il linguaggio dell'arte, perché l'arte è sempre una dichiarazione d'amore. Anche quando indossa la maschera severa e barbara di una spietata sperimentazione non riesce a trattenere il brivido sotterraneo dell'emozione».

Sedici artisti, sedici grandi nomi del panorama contemporaneo, danno vita ad un'antologia visiva e percettiva, sensoriale e coinvolgente, che vede anche noi in veste di autori, muniti di pennarello, parole in libertà da incidere su un finto muro. Il primo capitolo è introdotto da “Smocker”, labbra dischiuse e corpi abbandonati, le sagome sensuali degli oggetti di desiderio dell’immaginario maschile che Tony Wesselann ha preso in prestito ai manifesti pubblicitari e inciso su pannelli di vinile o lastre d'alluminio ritagliate. Eros. Elegante e sussurrato come la “Marylin” di Andy Warhol, ammantata di colori tenebrosi quasi a presagire la tragica morte dell'attrice: bellezza e disperazione, infantile dolcezza e segreta perversione. Perversioni fetish sono quelle di Ursula Mayer con le sue modelle ieratiche, manichini dai sentimenti impossibili sul vortice del peccato, cui fanno da contraltare le gigantografie patinate con le quali Vanessa Beecroft usa la cifra glamour per narrare il mistero della maternità in chiave antirazzista. L'amore non ha barriere.

Ecco “Kiss”, il bacio marmoreo di due ragazzi focomelici con cui Marc Quinn ha provocatoriamente affrontato il tema della diversità, e l'orgoglio gay e l'amore patrio proclamato, in maniera giocosa e irridente, da Gilbert & George che in “Metalepsy” sfigurano i loro corpi in un intreccio di immagini in cui arte e vita sono in fondo la stessa cosa. Sorrisi iconoclastici. Li suscita l'irriverente omaggio di Francesco Vezzoli con il suo “Self Portrait as Apollo del Belvedere (Lover): due busti, l'opera barocca e il suo autoritratto, che amoreggiano tra sguardi intensi e baci ammiccanti. Ancora baci, questa volta rubati al cinema, nel video di Tracey Moffat, che rimanda alla magnifica sequenza di “Nuovo Cinema Paradiso. Il romanticismo diventa urgenza in una mostra dove protagonista è l'amore e trova sponda nell'eroe neo-romantico Ragnar Kjartansson, fondatore del gruppo rock islandese Trabant ed artista visivo in perenne bilico tra realtà e finzione.

Qui al Bramante seduce con l'impianto teatrale-musicale di “God”. Il romanticismo è evocato dalla struggente voce di Amalia Rodriguez, le note portate dal vento che fa danzare un enorme cuore rosso, la cui ombra metamorficamente si traduce nel languido abbraccio di due ballerini: memoria e nostalgia, la passione e la fragilità nell'onirica installazione di Joana Vasconcelos. “My Forgotten Hearth”, mio cuore dimenticato, il lamento cristallizzato nella luce di un neon di Tracey Emin. L'amore che fa paura: Nathalie Djurberg ed Hans Berg costruiscono un labirinto floreale da fiaba horror abitata da streghe ed elfi. L'amore violento, che distrugge, si manifesta, invece, nei corpi femminili torturati e feriti delle sculture femminili di Mark Manders. Visioni. Infido e paludoso è il terreno sul quale fluttuano gli acquerelli di Francesco Clemente profumati di aromi orientali: una barca alla deriva prima di affondare, vita e morte ambiguamente convivono. La perdita e la rinascita, una discesa agli abissi per afferrare il paradiso: entriamo solitari nella stanza di specchi di Yayoi Kusama, siamo noi stessi parte dell'opera, ai confini tra verità e incanto, come invita l'artista giapponese nella sua “Infinity Mirrored Room”. Entriamo in un sogno psichedelico popolato di zucche, ci confondiamo con questo parto dell'allucinazione, in questo mondo capovolto all'Alice nel paese delle meraviglie e, come lei, potremo alla fine ritrovare noi stessi e l'altro da noi.
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