La Reggia di Caserta punta su Terrae Motus: nuovo allestimento

La Reggia di Caserta punta su Terrae Motus: nuovo allestimento
di Riccardo Lattuada
Mercoledì 1 Giugno 2016, 14:38 - Ultimo agg. 2 Giugno, 13:51
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Ci sono persone che percepiscono e comprendono come per istinto i fenomeni della cultura e della creatività, e Lucio Amelio era tra costoro. L'impatto del cataclisma del 1980, che ha segnato il percorso di due generazioni non solo nel senso del destino fisico ma nella dimensione più profonda della mutazione interiore, somministrò ai più avvertiti il sapore amaro e insostenibile del sublime kantiano. Un'esperienza tanto forte e terribile che chi all'epoca aveva meno di trent'anni vi si tuffò, a partire dal 24 novembre di quell'anno maledetto, quasi per sfidare l'orrore delle ferite aperte nel corpo antico del Meridione.Amelio capì tutto questo dilatando al massimo le antenne della sua sensibilità, e ciò che fece si colloca oggi, con la chiarezza critica che ci viene dalla distanza di oltre un trentennio, come l'atto di committenza e di mecenatismo più alto nell'Italia di quegli anni, e direi anche di quelli a venire.
 
 

Nella collezione Terrae Motus gli artisti convocati da Amelio - di per sé già tutti grandi e importanti anche prima del 1980 si espressero al massimo delle loro risorse, componendo un grande memoriale alla potenza della figura del grande gallerista.
Invitare a produrre opere d'arte scaturenti dalla riflessione sul sisma e sui suoi effetti accese in tutti i personaggi coinvolti una ricerca di efficienza espressiva, di aderenza al tema, che ancora oggi danno alle settantadue opere lasciate in dono al Palazzo Reale di Caserta una forza non comune nell'arte contemporanea. Le vecchie regole della committenza illuminata non hanno perso di senso nel mondo contemporaneo: persino il genio glaciale di Warhol vibrò a contatto della tragedia, isolando per sempre la famosa pagina de «Il Mattino» del 26 novembre 1980 in tutta la sua forza quasi scultorea.Secondo quella che sembra quasi una legge della fisica, Terrae Motus è stata di fatto rigettata da Napoli che era la più riottosa alla modernità tra le città campane per approdare al Palazzo Reale di Caserta. Quasi sembrerebbe che in molti sperassero che un nucleo di opere d'arte che il mondo ci invidia finisse sepolto in un luogo improprio, situato in una realtà cieca e ostile, e di qualcuno che ancora la pensa così consta personalmente a chi scrive. Invece, da domani, potremo dire che le cose sono andate diversamente: Terrae Motus sarà aperta a tutti in una cornice così maestosa e grande da divorare qualsiasi corpo estraneo, ma che in questo caso accoglie amorosamente il capolavoro di Lucio Amelio e dei suoi artisti.
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