Achilleas, il 15enne che ha trasformato
​i giubotti dei migranti in un'opera d'arte

L'installazione di Achilleas Soura al Museo Marittimo di Barcellona
L'installazione di Achilleas Soura al Museo Marittimo di Barcellona
di Paola Del Vecchio
Domenica 4 Settembre 2016, 21:38
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A ispirarlo non è stato Ai Weiwei, l'artista cinese che dalle acque di Lesbo ha portato migliaia di giubotti salvagente usati dai migranti nel Mediterraneo fino all'Opera di Berlino, poi a Vienna e a Firenze. Per Achilleas Souras, 15 anni, l'illuminazione è venuta direttamente dallo choc di avere fra le mani uno di quei giubbini arancioni utilizzato da qualcuno per non annegare. «Quando lo stringi, senti l'odore del mare, ti rendi conto che è quancosa di concreto, tangibile, che realmente ogni giubotto equivale a una vita umana», osserva Achilleas. E' divenuto artista per caso, ma non è un ragazzino qualunque. Nato a Londra, da madre italo-austriaca, con un ramo della famiglia a Bergamo, Achilleas, che deve il nome al papà metà greco e per l'altra metà britannico, vive d 4 anni a Barcellona, dove frequenta il liceo internazionale alla American School.

«La nostra coordinatrice di attività scolastiche ha fatto venire da Lesbo i giubbini abbandonati dai profughi con l'idea che noi studenti scrivessimo o producessimo un'opera al riguardo, per sensibilizzare l'opinione pubblica e partecipare a una raccolta di fondi per l'Acnur, l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite», ricorda. Da là è nata: S.O.S. Save Our Soul', l'istallazione realizzata da Achilleas Souras, che fino al prossimo 25 settembre è esposta al Museo Marittimo di Barcellona nell'ambito del progetto 'Mare, Morte, Mani', dedicato alla crisi dei rifugiati nel Mediterraneo. «I giubbini compongono un igloo, una capanna in cui trovare rifugio, come una piccola tenda che è anche uno spazio in cui riflettere sul dramma di migliaia di rifugiati», spiega l'autore al telefono da Barcellona. L'opera dell'adolescente - che non solo per storia personale rappresenta l'Europa possibile, oltre il Brexit e la xenofobia alimentata dall'emergenza dei rifugiati - è proiettata anche nella prestigiosa galleria Saatchi di Londra. E, nel maggio prossimo viaggerà a Milano, per partecipare al primo festival dei Diritti Umani.

Si aspettava tanto successo? «No, sono sinceramente sorpreso. Non potevo immaginare tante reazioni positive e così interessanti da parte di chi ha visto l'installazione», replica Anchilleas. Ad aiutarlo nella realizzazione, anche la sua passione coltivata da piccolo per le costruzioni Lego.

Il prossimo progetto? «Sto continuando a lavorare a idee che ruotino intorno ai bisogni dei rifugiati. Penso a soluzioni abitative sostenibili, che possano essere economiche e funzionali, da realizzare con poco materiale e una buona dose di inventiva», assicura Achilleas. «Il mio obiettivo - aggiunge - è poter costruire rifugi più economici, funzionali e facili da istallare. Riuscire a trovare un equilibrio fra arte, la necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica e di essere utile ai rifugiati».





 
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