«In & Out», la magia dell'arte per i giovani disabili

«In & Out», la magia dell'arte per i giovani disabili
di Erminia Pellecchia
Lunedì 30 Maggio 2016, 13:54
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Pesci in viaggio, danzano nelle acque, corrono verso l'altrove che per loro significa libertà. Ma un muro li stoppa, sono prigionieri in quella bolla azzurra. «Volano e sono fermi», digita Martina sul tablet, lo strumento che usa per comunicare. E' lei l'autrice di questo intenso dipinto su carta in cui ha racchiuso il suo mondo di emozioni.

«In & Out», dentro e fuori, è il titolo di un progetto alternativo, dedicato a “ragazzi davvero speciali”, spiega Alexandra Abbate, docente di sostegno al liceo artistico Boccioni-Palizzi di Napoli, che il suo tempo libero l'ha regalato a loro, creando con il pittore Pietro Loffredo, una vera e propria bottega d'arte in un locale della sacrestia di Santa Maria di Costantinopoli, concessa dal consiglio parrocchiale di questa chiesa capolavoro del XVI secolo. Martina, Mario, Lello e Davide sono i primi apprendisti, hanno tra i quindici ed i diciassette anni, per loro dipingere è come parlare, abbracciare gli altri, farsi ascoltare; la creatività contro l'isolamento che la loro condizione di «diversi» spesso comporta. Ad arredare con gli attrezzi del mestiere – colori, pennelli, tele, carte – sono stati i genitori, riuniti in un sodalizio autogestito che non ha ancora l'imprimatur giuridico di associazione, «perché – spiega Salvatore Bitonto – non crediamo più nelle istituzioni, ma vogliamo creare in qualche modo un futuro professionale per i nostri figli: forse non hanno le abilità richieste dalla società che vuole tutti perfetti, omologati, però ne hanno altre e lo vogliamo dimostrare». 

Ed è vero. Basta guardare le loro opere, ispirate all'universo magico dei cornetti antropomorfi di Loffredo. Diventano soli-fiori nei quadri di Mario dedicati ad Antonello Venditti, astrazioni cromatiche in quelli di Davide che ha la capacità di abbinare cromie insolite, spaziando dai viola ai turchesi accesi, «quelli della natura», dice. Per lui il figurativo è cosa superata, ma se lo stuzzichi, a mano libera ti fa un corno identico a quello del suo maestro. Lello è rapido nel segno, uccelli elicottero sfrecciano sul foglio. Non vuole suggerimenti, «eppure – confessa l'artista napoletano che si è dedicato anima e corpo a questa esperienza – ho appreso da lui e dagli altri miei allievi molto più che frequentando colleghi e mostre».

Ci sono altri ragazzi che vorrebbero partecipare a questo collettivo, altri genitori unirsi. Lo spazio è piccolo, non può ospitare più di cinque persone. C'è un cortile su cui affaccia la stanzetta-atelier ma è pericoloso, a rischio crolli, occorrerebbero fondi per il restauro che la chiesa non ha. Il sogno? «Avere un ambiente più grande, ospitale – è l'appello di Bitonto – Vorremmo realizzare una casa famiglia, ma i soldi chi ce li dà?».

Ed ecco l'intuizione: una mostra con i lavori dei ragazzi, per far conoscere il progetto all'esterno e raccogliere sovvenzioni. Si farà a settembre nella Cappella Sansevero.

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