Revival sudista, perché la par condicio
è doverosa dopo un secolo e mezzo

Revival sudista, perché la par condicio è doverosa dopo un secolo e mezzo
di Gennaro De Crescenzo
Lunedì 14 Agosto 2017, 15:34 - Ultimo agg. 19:27
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In riferimento al dibattito a più voci (ma quasi una sola tesi) aperto dal Mattino a proposito del giorno della memoria, qualche osservazione non contraria potrebbe essere utile…  Davvero qualcuno nel pieno delle facoltà mentali può pensare che qualcun altro stia preparando un trono per un Borbone o che abbia costruito macchine del tempo per tornare nel passato? Qualcuno davvero pensa che questo “revival sudista" possa  toccare «i fondamenti di legittimazione della memoria  pubblica nazionale»? Allora davvero qualcuno in questi 150 anni ha avuto un ruolo non da storico-ricercatore ma da sacerdote-custode delle sacre e inviolabili scritture garibaldine? E quindi se scoprivi, magari, le stragi di Pontelandolfo o di Pietrarsa, lo smantellamento delle nostre fabbriche o la deportazione di migliaia di soldati o civili del Sud dovevi nascondere tutto?

Strano, del resto, che qualcuno si sia ricordato e preoccupato solo ora dei revisionisti, dopo circa 7 anni dalla pubblicazione del famoso "Terroni" di Pino Aprile e dopo oltre 20 anni di attività neoborboniche. Non una parola, del resto, abbiamo letto neanche quando qualche collega accademico degli accademici contrari ha esposto tesi molto simili alle nostre (Tanzi o Davis, tra gli altri, a proposito della infondatezza della tesi dell'arretratezza del Sud preunitario e non fonti, nel migliore dei casi, antiche di oltre 50 anni). E se «non si deve rispondere ai pregiudizi antimeridionali con la mitologia», forse è meglio non rispondere per niente come ha fatto la cultura ufficiale con i danni che sappiamo? Esiste davvero l'obbligo di una memoria condivisa? E c'è un ufficio apposito al quale rivolgersi per sapere se una memoria è condivisibile o se la memoria (citando il titolo del Mattino) è o no «inutile»? È più «pericoloso», come sostiene ipoteticamente Viesti, «l'orgoglio locale» o il rischio concreto (v. Istat) che il Sud diventi un deserto? E per giunta mentre in Lombardia e Veneto si fanno referendum per l'autonomia appoggiati da accademici e maggioranze traversali? È davvero «libera e plurale» una ricerca storica che ricerca firme per impedire un giorno della memoria? È proprio sicuro che non serva un sano e chiaro «rivendicazionismo» di fronte a milioni di giovani ai quali, al Sud, non diamo (da 150 anni) prospettive diverse dall'emigrazione? È proprio sicuro che sia un bene insegnare ai giovani la rassegnazione preoccupandosi (lo ha fatto davvero Nigro) del fatto che se si continua con le rivendicazioni «i giovani meridionali, una volta diventati maggiorenni, non potranno più fuggire nel Nord»? Davvero qualcuno può pensare che il revisionismo sia come il leghismo confondendo piani culturali e politici e dimenticando che non abbiamo tracce di revisionisti/neoborbonici neanche nei condomini dei loro palazzi mentre Bossi e compagni (non se n'è accorto?) hanno governato e governano anche a livello nazionale?

Nessun “separatismo”, allora, perché questo Paese purtroppo è disunito da 150 anni e non per colpa dei neoborbonici. Magari si sarà distratto scrivendo i suoi (bellissimi) romanzi e non avrà saputo che i giovani del Sud da 150 anni hanno la metà dei servizi, del lavoro, delle occasioni e delle speranze di quelli del resto dell'Italia e dell'Europa. E lo dicono le nostre famiglie e l'Istat, non i neoborbonici ed è su questo che si dovrebbero aprire i dibattiti (per mesi!), non su un semplice giorno della memoria. E magari è sui partiti che hanno governato e governano che si dovrebbero organizzare processi e non su chi non ha mai governato e propone “anche” dei semplici giorni della memoria.

E forse è solo finito il tempo degli «archivi chiusi fino a 20 anni fa per la quiete dell'Italia» (ha scritto anche questo sorvolando sul fatto che si trattava della quiete dell'Italia del Nord e di mistificazioni&censure e della conseguente subalternità dalle parti del Sud). Forse è solo iniziato il tempo del racconto di una storia associata ad un orgoglio che possa finalmente unire l'Italia in una par condicio doverosa dopo un secolo e mezzo. Forse «il revisionismo egemonico» (lo ha scritto uno dei «vostri» e lo ha confermato tempo fa Galli della Loggia), pur senza politici “amici”, pur senza soldi, senza cattedre universitarie, senza case editrici o tv e giornali alle spalle, è semplicemente il frutto della vostra «disattenzione» verso il Sud sia come classi dirigenti che come «formatori» (e avrebbe senso l'autocritica e non la critica astiosa). Tutto qui.

E (passata la bufera di questo surreale dibattito) continueremo, con o senza le istituzioni (rispettando anche le loro votazioni), da volontari, senza finanziamenti pubblici e senza apparentamenti elettoralistici, il nostro libero, bellissimo e prezioso lavoro di ricerca e divulgazione con le tre tappe che siamo prefissi e che (evidentemente) con successo stiamo raggiungendo non per noi ma per i nostro figli (io ne ho due ancora piccole) e forse per i nostri nipoti: Memoria Orgoglio e Riscatto.

* ​Presidente - Movimento Neoborbonico
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