L'ultima scoperta di Pompei: ecco la Domus dei delfini

L'ultima scoperta di Pompei: ecco la Domus dei delfini
di Gaty Sepe
Martedì 22 Maggio 2018, 07:00 - Ultimo agg. 19:18
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Inviata a Pompei

A Pompei adesso c'è anche una Domus dei delfini. Un'abitazione lussosa e di gran gusto, appartenuta ad un notabile della città, proprio di fronte alla Casa delle Nozze d'oro - la preziosa dimora chiusa da oltre un decennio di cui è stato appena annunciato il restauro - che sta venendo alla luce in questi giorni e che Il Mattino ha visitato. Siamo nella Regio V dove si sta lavorando alla messa in sicurezza dei fronti di scavo, nel vicolo delle Nozze d'Argento tristemente famoso perché, almeno fino al 2014, scenario di continui e numerosi crolli. In campo c'è una squadra di 25 persone, cazzuola o pala in mano, che ogni giorno portano via con un via vai di carriole tra i 5 e i 10 metri cubi di materiale liberando scorci di meraviglia. Sotto i nostri occhi, su una parete affrescata con il fondale rosso, appare un meraviglioso pavone, il becco puntato all'indietro, ritratto mentre si guarda la coda sontuosa come qualcuno che si rimiri in abito da sera. Nei giorni scorsi, chi lavora nel cantiere delle meraviglie ha visto passare sotto lo sguardo impolverato amorini, divinità, uccelli, caprioli e animali fantastici.
 


Questa appena venuta alla luce è stata battezzata Domus dei delfini perché la presenza di coppie di questi animali acquatici nei decori è ricorrente sulle pareti scoperte: finora ne sono state trovate tre, ognuna su uno sfondo di colore differente, il rosso, il bianco, il nero. «Probabilmente - suggerisce il direttore del parco archeologico Massimo Osanna che a Pompei, come un Maiuri del Terzo Millennio sta vivendo l'emozionante stagione delle nuove scoperte - indica un legame con l'attività del suo proprietario». Già, il proprietario. Chi sarà stato a desiderare pareti decorate fino al soffitto così finemente già dai locali d'ingresso, a voler coprire con nuovi affreschi i vecchi disegni che ancora si vedono spuntare su qualche muro, ad immaginare una cornice dipinta perfino intorno ad una piccola finestra? «Questa era una zona densamente urbanizzata di Pompei in cui, come ancora adesso accade a Napoli, erano rappresentati tutti i ceti sociali. Ma una dimora così, proprio di fronte alla Casa delle Nozze d'argento, in cui lusso e raffinatezza si annunciano fin dall'ingresso, sarà sicuramente appartenuta ad un notabile» spiega l'archeologo.
 
Della Domus dei Delfini si stanno portando alla luce soltanto gli ambienti, di ingresso, che si affacciano sul vicolo, le fauces e una terza stanza. Le pareti, come si diceva, sono decorate a tutta altezza. Gli affreschi, così come quelli venuti alla luce nella non lontana casa di Giove, l'amorino con il secchio d'acqua e l'Adone ferito tra le braccia di Afrodite, vengono alla luce con i colori originali così come erano al momento dell'eruzione: le tre coppie di delfini, il pavone, e poi il centauro su fondo chiaro e con una prospettiva architettonica, la pernice con le pere, verde, ocra e rosso su fondo chiaro, un capriolo, un animale fantastico, perfino un pappagallo, animale esotico non molto diffuso nei decori di Pompei, dipinto nei toni del verde. Accovacciati tra la polvere, un secchio accanto con la soluzione detergente, gli operai puliscono a mano, con una spazzola e una spugnetta e ad ogni passaggio i diseggi tornano vividi. Colpisce, invece, lo stato in cui si trovano gli affreschi della domus dall'altra parte del vicolo, la Casa delle Nozze d'Argento, scrostati e scoloriti, sulle pareti si fa fatica a intravedere qualcosa. Scavata nel 1893 e più volte restaurata fino al dopoguerra, come raccontano gli interventi in cemento armato, la Casa è chiusa da poco più di un decennio nel quale non si è fatta manutenzione. Il lapillo, dunque, ha tutelato per secoli ciò che l'uomo non è riuscito a conservare in un decennio.

Nella Domus dei delfini, i restauri degli affreschi verranno fatti durante lo scavo.
Vecchie radici spuntano in qualche parete minacciando il decoro, bisogna intervenire subito. Non si potrà disseppellire il resto della casa perché lo sbancamento deve fermarsi a trenta gradi, il livello della messa in sicurezza e la risagomazione dei fronti di scavo, ma si procederà in profondità fino a raggiungere il pavimento degli ambienti già portati alla luce. «E lì - dice Osanna - oltre ad altre decorazioni troveremo reperti: suppellettili, manufatti, oggetti d'arredo e magari anche resti delle vittime». Quelle storie di vita e di morte, insomma, che Pompei non smette di raccontare. Gli scavi dureranno per tutto il 2018, nel 2019 dopo la realizzazione delle coperture, l'apertura e la valorizzazione di quest'altro tassello della Pompei mai vista. «Questo - conclude Osanna - sarà l'anno delle scoperte continue».

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