Palazzo Donn'Anna sospeso tra Storia, Arte e Natura

Mauro Fermariello, Palazzo Donn'Anna
Mauro Fermariello, Palazzo Donn'Anna
di AnnaChiara Della Corte
Sabato 16 Dicembre 2017, 10:38
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"Se penso al mio rapporto con Napoli, mi sembra di poterlo esprimere soltanto per immagini. E la prima è quella di Palazzo Donn’Anna" . Una storia per immagini quella cui ci introduce Raffaele La Capria nel volume a cura di Pietro Belli: "Palazzo Donn'Anna. Storia, Arte e Natura".

La  prima monografia, edita da Allemandi, interamente dedicata al Palazzo emblema di Posillipo e uno dei simboli più poetici di Napoli, descritto  come "sospeso", non ben definito: un edificio che appartiene ora alla storia , per la sua imponente architettura, ora alla natura, quando pare confondersi con la linea della costa e si fa tutt'uno col paesaggio.

La costruzione ebbe inizio intorno al 1640 per volere di Anna Carafa e del marito, il viceré spagnolo, Ramiro de Guzmán, ma non fu mai terminata. Il palazzo monumentale in rovina divenne presto un soggetto felice dell’iconografia per artisti napoletani e internazionali.

Donn’Anna è probabilmente uno dei pochi edifici napoletani capaci di superare i confini locali.  Commenta l'autore, che prosegue: "Questa prerogativa non deriva solo dal genio di chi lo concepì, ma anche dal suo inserimento in un ambiente naturale eccezionale. La mole barocca è in parte scavata e in parte adagiata su un promontorio di tufo proiettato sul mare, alle pendici della collina di Pausilypon, così chiamata dai Greci per la sua bellezza (dal greco παυσις e λυπων, «pausa al dolore»), da cui si può godere dello straordinario panorama del golfo. Tuttavia, le vicende del palazzo non conobbero pausa al dolore: dai fasti iniziali si passò a un immediato decadimento dovuto a terremoti, saccheggi, crolli e abbandoni che hanno contribuito a creare quell’aura di mistero da cui sono nate le famose leggende popolari legate a donna Anna o alla perfida regina Giovanna, che vi avrebbe ammazzato i suoi amanti. Proprio la sua immagine di monumentale rudere romantico abbandonato alle intemperie del mare e dei venti, deve avere irresistibilmente catturato l’attenzione dei tanti viaggiatori, scrittori e pittori al pari del canto di una sirena". 
 
 

Il libro, che verrà presentato Lunedì proprio nel teatro del palazzo, oggi  sede della Fondazione Culturale De Felice,  è nato da un sentimento di appartenenza, oltre che dall'appassionato studio dell’architetto Pietro Belli. 
Per esaudire una curiosità legata soprattutto al valore affettivo che lo lega  a quello che definisce un "palazzo-scultura", un tempo casa dei suoi nonni, oggi esemplare casa-galleria di Lia Rumma, Belli conduce negli anni ricerche nella sua città di adozione, Londra, fino ad  imbattersi, tra gli archivi del Victoria & Albert Museum, in ben undici tavole della collezione di Lord Bute dedicate al «Magnifico Palazzo». Da questo inatteso ritrovamento, assieme a quello di altre immagini inedite, si fa forte la volontà di ricostruire la storia del palazzo, raccontarne vicissitudini , decifrarne l’architettura, ma anche e soprattutto di testimoniare il fascino che ha esercitato nel corso dei secoli sui tanti viaggiatori italiani e stranieri.  Tre anni di studi, in cui Belli riceve  l’entusiastico e prezioso supporto di artisti, studiosi e amici. La pubblicazione è infatti impreziosita da numerose illustrazioni  d’epoca e dal contributo originale di  artisti e fotografi contemporanei di fama internazionale. Grandi nomi della fotografia contemporanea quali: Massimo Listri, Mauro Fermariello, Raffaela Mariniello e Domenico Mennillo, Salvino Campos, Simone Florena, Cristina Cusani. Inoltre, grazie al sostegno di Lia Rumma, trasferitasi nel 2013 nel Palazzo, dove ha allestito un'esclusiva home-gallery, hanno partecipato Mimmo Jodice, William Kentridge, Anselm Kiefer. 

Per i pescatori, nell'antichità, era lo Scoglio della Sirena. In nessun altro palazzo della città la storia è passata così prepotentemente come in questa "grande fabbrica incompiuta", il cui mito ancora oggi resiste alla forza del tempo e delle onde marine.  Come scrive Roberto Fedele:  "Palazzo Donn’Anna ha due anime. Una natura doppia".  E come la sirena, ha "il corpo arso dal sole mediterraneo e i piedi umidi, bagnati dal mare del golfo. "

Un volume per quattro secoli di racconti, illustrazioni, documenti, che danno prova dell'incredibile potere evocativo e metaforico del Palazzo-scultura.
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