Torna libero il patron del Jambo
Per la Dda è il socio di Zagaria

Torna libero il patron del Jambo Per la Dda è il socio di Zagaria
di Mary Liguori
Sabato 15 Dicembre 2018, 08:20 - Ultimo agg. 08:54
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Torna libero, dopo due anni e mezzo di carcere e cinque mesi di domiciliari, il proprietario del centro commerciale Jambo, Alessandro Falco. La decisione del collegio che presiede il processo in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere è arrivata, col parere favorevole del pm, nella serata di giovedì in accoglimento dell’istanza presentata dalla difesa, avvocati Paolo Trofino, Michele Cerabona e Alfredo Marrandino. 
Falco, per la Dda, è il «socio» di Michele Zagaria in quanto titolare dello shopping center di Trentola Ducenta che, sempre secondo i magistrati, è la «creatura economica» del capoclan casalese. Falco lascia dunque i domiciliari che gli erano stati concessi lo scorso 14 luglio, ma non tornare a casa, a Marano. I giudici hanno infatti disposto il divieto di dimora in Campania. 
Tra gli imputati del processo Jambo, era l’unico ancora in stato di detenzione. Fu infatti scarcerato già nell’aprile del 2016 l’ex sindaco Michele Griffo che, nella primavera scorsa, poco prima della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale, ha anche potuto far ritorno Trentola Ducenta. Per Falco, invece, il capo d’imputazione, vale a dire l’associazione per delinquere di stampo mafioso, aveva di fatto reso impossibile la concessione dei domiciliari. 
Diversa la posizione di Griffo, difeso dall’avvocato Carlo De Stavola. L’ex sindaco era imputato inizialmente per concorso esterno con i Casalesi. Capo che di recente è cambiato in 416bis. Griffo è accusato di avere concesso al boss Zagaria di dettar legge in Municipio, di avere autorizzato gli ampliamenti del Jambo nonché la realizzazione dello svincolo della Statale che dà proprio nel parcheggio della galleria commerciale per favorire lo shopping center e quindi il clan. Il teorema accusatorio si è di recente arricchito, a carico di Griffo, delle dichiarazioni del neopentito Nicola Schiavone.  
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