Reggia, guerra agli assenteisti:
licenziati in tronco sei custodi
senza aspettare il processo

Reggia, guerra agli assenteisti: licenziati in tronco sei custodi senza aspettare il processo
di Mary Liguori
Sabato 4 Agosto 2018, 22:50 - Ultimo agg. 6 Agosto, 09:05
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L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato solo qualche giorno fa, il pm non ha ancora chiesto il giudizio, ma il Ministero non ha atteso l’eventuale processo e ha licenziato i custodi assenteisti della Reggia di Caserta dopo averli convocati a Roma lo scorso 25 luglio. 
 


Applica alla lettera la legge Madia, il Mibact, che consente di concludere il rapporto lavorativo prima del giudizio, e licenzia i dipendenti addetti alla vigilanza del real monumento vanvitelliano accusati di truffa aggravata e continuata e falso nelle attestazioni di presenza in servizio per essersi allontanati dal luogo di lavoro dopo aver timbrato il badge. Si tratta di Raffaele Narciso, Benedetto Petriccione, Giovanni Maiale, Leonisio Ammirati, Francesco Martone e Giovanni Antonio Di Sarno. Incapparono, i sei, in un’indagine sull’assenteismo che partì per tutt’altro motivo. 
I RAID
La Reggia subì, nel 2016, due incursioni dei ladri. Svaligiarono la buvette e rubarono due biciclette. Fu un agosto caldissimo che, al di là degli irrisori danni, mise in evidenza tutte le falle di un sistema di sicurezza che sarebbe dovuto risultare più che collaudato dagli anni di esperienza dei centoquaranta custodi che si alternano da anni ai varchi e alla cabina di regia della videosorveglianza interna, nonché agli angoli degli Appartamenti reali, ma si mostrò permeabile e fallace. Per due volte la Reggia fu violata impunemente e le indagini portarono alla luce responsabilità soggettive. Responsabilità di chi avrebbe dovuto vegliare sul monumento e invece era altrove. Quando i ladri entrarono nella buvette del monumento, il 18 agosto del 2016, nessuno li vide. Né dalla sala videosorveglianza qualcuno si accorse di quanto stava accadendo. O così era sembrato in un primo momento. Riguardando le immagini delle telecamere, infatti, gli agenti della squadra mobile di Caserta si resero conto che il furto era stato ripreso dagli occhi elettronici. Sarebbe dunque bastato che i custodi fossero stati al loro posto, quella notte, ovvero davanti ai monitor, per impedire il furto e magari lanciare in tempo l’allarme alle forze dell’ordine. Ma i custodi non c’erano e questo allarmò la polizia. Scattò quindi l’accertamento a carico dei dipendenti, a opera della stessa Mobile diretta dal vicequestore Filippo Portoghese, e quello che venne fuori fu un quadro desolante. Le microcamere della polizia registrarono nei mesi autunnali del 2016 sistematiche condotte assenteiste da parte di sei custodi che, dopo aver timbrato il cartellino, si allontanavano dal luogo di lavoro per andare al bar o in pizzeria, o semplicemente per fare una passeggiata fuori dal perimetro del monumento.
I VIDEO
Qualcuno è stato filmato mentre si allontanava in macchina. Clamoroso il caso di uno di loro che, il 12 ottobre del 2016, entrò in una caffetteria e si sedette a tavolino incurante del fatto che lì, a pochi metri da lui, c’era il direttore della Reggia, Mauro Felicori. Per due custodi, a maggio, il gip ha disposto l’obbligo di firma mentre per altri quattro indagati non ordinò alcuna misura. Il danno complessivo provocato dalle condotte imputate ai sei ammonta a poco meno di mille euro durante i 30 giorni di monitoraggio. C’è il caso limite di un custode al quale il tempo contestato come sottratto dal lavoro è di sette ore e una manciata di minuti. Licenziato, da ieri, come gli altri. Secondo il gip l’atteggiamento emerso dalle indagini denota una «prassi spregiudicata e un modo di fare diventato abitudine». 
GLI ISPETTORI 
Devono aver concordato con questa tesi gli ispettori del Ministero che hanno esaminato il caso e relazionato in modo che si disponesse il licenziamento dei sei custodi. Dipendenti che, peraltro, erano stati, nel 2015, al centro di un braccio di ferro con l’allora neo direttore Mauro Felicori attaccato in una nota sindacale perché reo di «lavorare troppo e di trattenersi in ufficio oltre l’orario stabilito».
In pochi giorni, a ogni modo, il Palazzo reale di Caserta balza per la seconda volta agli onori delle cronache.
E non per il solito pienone di visitatori. Pochi giorni fa, dal Ministero è pervenuta la relazione del Servizio ispettivo in merito al crollo che ha interessato la Sala delle Dame di Corte lo scorso 10 dicembre. Gli ispettori parlano di «carenze e omissioni» da parte del direttore Felicori sia nei confronti dei lavoratori che dei visitatori e bacchettano il manager anche sotto l’aspetto della salvaguardia del monumento. Nel dossier le testimonianze dei dipendenti denotano grande approssimazione gestionale, come per esempio, i percorsi «di sicurezza» segnalati con sedie e altre suppellettili. La sensazione, all’ombra del Palazzo, è quella che per troppi anni i casertani abbiano considerato la Reggia come il giardino di casa. E l’abbiano per questo gestita alla meno peggio.

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