Reggia di Caserta, il premier Renzi con il direttore Felicori: «Sindacati, pacchia finita»

Reggia di Caserta, il premier Renzi con il direttore Felicori: «Sindacati, pacchia finita»
di Antonello Velardi
Sabato 5 Marzo 2016, 08:12 - Ultimo agg. 6 Marzo, 09:47
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Siamo tutti Felicori. Sì, siamo tutti Felicori. In una giornata particolare il direttore della Reggia di Caserta, che di nome fa Mauro e di cognome Felicori, si ritrova nel vortice del dibattito politico e sindacale, al centro di una valanga di commenti sui social, dominatore incontrastato dei siti web e dei tg. È una pioggia di commenti a suo favore, gli dicono e gli scrivono di tutto; lo propongono ovviamente anche come candidato sindaco di Caserta, la città che lui ha adottato che però non ha ancora del tutto adottato lui. È una giornata davvero particolare per Mauro Felicori, il marziano arrivato da Bologna.
 


La sua è una vicenda incredibile, paradigmatica: i sindacati lo attaccano perché lavora troppo. Anzi, peggio: si trattiene in ufficio più del dovuto e mette a rischio la sicurezza del monumento. L'accusa è nero su bianco, in un comunicato ufficiale su carta intestata di diversi sindacati, alcuni anche di peso. Un'accusa passata sotto silenzio, affogata in due pagine in puro stile burocratese e sindacalese, ma poi ieri improvvisamente venuta alla luce con un articolo pubblicato sulla prima pagina del Mattino. Una storia surreale, quasi uno scherzo. Un'accusa ridicola, scrive il Presidente del Consiglio Matteo Renzi che nel pomeriggio - dopo una mattinata dedicata all'emergenza Libia e alla delicata questione dei tecnici italini rapiti - si mette al computer e scrive su Facebook un durissimo post a difesa di Felicori e contro i sindacati. Non usa mezzi termini il premier.

«I sindacati - scrive sul social - che si lamentano di Felicori, scelto dal Governo con un bando internazionale, dovrebbero rendersi conto che il vento è cambiato. E la pacchia è finita!».Il messaggio del Presidente del Consiglio arriva mentre sul web c'è un esercito di navigatori schierati al fianco del direttore della Reggia di Caserta. Siamo tutti Felicori, è lo slogan dominante. Uno schieramento che si ingrossa con il passare delle ore, dopo la pubblicazione della versione cartacea dell'articolo del Mattino, e che nel primo pomeriggio sembra una valanga inarrestabile. Mauro Felicori, l'uomo del giorno, trascorre una mattinata tranquilla come se nulla fosse accaduto: va alla presentazione di un'iniziativa per il gemellaggio della Reggia con la sua Bologna dopo aver schivato qualche malumore e qualche bestemmia lì in ufficio, tra custodi e dipendenti che avevano già letto il giornale e non volevano rassegnarsi. A fine mattinata arriva anche la telefonata dallo staff del ministro Dario Franceschini che è in visita in Argentina, a Buenos Aires. Una telefonata affettuosa, di incoraggiamento. Il ministro non interviene ufficialmente perché sa che dopo lo farà il premier. E infatti il post arriva di lì a poco, durissimo.

Dopo aver sottolineato l'atteggiamento ridicolo del sindacato, di quella parte di sindacato che ha lanciato l'accusa, e aver ricordato che la pacchia è finita, il Presidente del Consiglio si schiera senza indugi al fianco del direttore: «Felicori ha un mandato chiaro, rilanciare la Reggia. E noi siamo con lui. La Reggia di Caserta è un luogo meraviglioso, ad appena un'ora di treno da Roma Termini. Non è un caso se a febbraio 2016 i visitatori sono aumentati del 70% rispetto a febbraio 2015 e gli incassi aumentati del 105%». «Quando ho visitato la Reggia - insiste Renzi - ho detto chiaramente che noi credevamo in questo luogo pazzesco e che faremo di tutto perché gli italiani e gli stranieri tornino a visitarla. Il direttore sta facendo semplicemente il suo lavoro. E tutti siamo con lui, senza paura. Il vento è cambiato. Viva la cultura, viva l'Italia che si impegna».Non è una dichiarazione di routine, sono parole molto sentite quelle del premier che poi, al Mattino, sottolinea altri aspetti a conferma di un'attenzione particolare non solo a Caserta, ma al Sud e alla sua capitale, a Napoli, in un momento cruciale. «L'impegno del Governo per Città della Scienza - dice Renzi - dimostra che Napoli è nella nostra testa. E nel nostro cuore. Siamo solo all'inizio e il meglio deve ancora venire».

Il riferimento al futuro non è casuale: Palazzo Chigi è molto fiduciosa per la decisione che sarà presa oggi pomeriggio per la candidatura di Napoli a sede delle Universiadi, un appuntamento di straordinaria valenza e di evidente ricaduta per l'immagine. Non solo: Renzi si sta organizzado per essere sempre più spesso a Napoli, di sicuro sarà qui per presenziare con De Luca alla cerimonia del primo atto di rimozione delle ormai famose ecoballe, un appuntamento simbolico quasi a segnare definitivamente la fine della storica emergenza dei rifiuti in campania.Dunque, un'attenzione complessiva forte. Perciò la vicenda di Caserta non può passare sotto silenzio, va chiarito senza ma e senza se che la Reggia è una delle grandi opportunità della Campania, del Sud, del Paese. Il post di Renzi fa diventare la slavina una valanga: 1500 mi piace in dieci minuti, centinaia di condivisioni. Con un unico slogan: siamo tutti Felicori. La mossa del premier spinge i tg della sera a rincorrere la notizia e accende ancora di più il popolo del web, mentre la politica e il sindacato scendono in campo con una pioggia di dichiarazioni, anche se a scoppio ritardato.

La Cgil è in imbarazzo, deve parare il colpo. La leader Susanna Camusso è onesta, chiara, netta: in un tweet spiega che i sindacalisti che hanno sostenuto quell'accusa hanno sbagliato e sottolinea che chi sbaglia può anche rendersi conto di averlo fatto. Chiede, in sostenza, scusa a Felicori anche perché capisce che quel direttore è tutto fuorché un mangia-sindacati: ha una storia di sinistra, ha un passato di giornalista a Paese Sera, a Bologna è conosciuto per la sua correttezza. Il segretario della Uil, Francesco Barbagallo, interviene dopo ma - in una rincorsa che nessuno avrebbe mai potuto immaginare alla vigilia - va ben oltre e sospende direttamente i suoi iscritti che hanno firmato il documento. Che tramubusto, che vespaio. Appaiono davvero rauche, in questo contesto, le voci di alcuni sindacalisti locali che provano a difendere i loro colleghi della Reggia, arrampicandosi sugli specchi e citando norme e regolamenti che hanno sì un senso ma sono fuori luogo rispetto all'accusa a Felicori di lavorare troppo e di non organizzarsi meglio quando resta in ufficio fino a tarda ora, mettendo a rischio il monumento.Sono tutti con Felicori, nella giornata della rivincita che segue le giornate dell'assurdo di questo bravo dirigente dello Stato con i tratti del marziano.

Arriva anche il tweet del Governatore campano Vincenzo De Luca che va giù duro: «Grande rispetto per Felicori, un esempio sul lavoro e un modello di senso del dovere nelle istituzioni. Il suo impegno è il migliore incoraggiamento per noi e per i nostri progetti di rilancio turistico straordinario di Caserta e dei siti borbonici».

Per il direttore della Reggia è una blindatura totale. Da Franceschini arrivano altre attestazioni, mentre a sera scorrono in tv ai telegiornali di massimo ascolto le immagini del marziano. Dal ministero fanno sapere che sono sorpresi da quest'iniziativa sindacale, che non riescono a spiegarla se non come risposta al direttore per l'azione di contrasto a vecchie incrostazioni e a vecchi privilegi contro cui va «eretto un muro altissimo».E il marziano che fa, come vive queste ore per lui di grande rivincita dopo quelle di grandi amarezze? Di mattina va al convegno, come detto; di pomeriggio resta in ufficio e fa fatica a rispondere alle telefonate. Non perché da due giorni il suo cellulare ha il microfono rotto e può essere usato solo per gli sms e perciò la sua voce non arriva. Ma perché lo cercano tutti: gli amici, i conoscenti, semplici dittadini, le autorità.

Si fanno vivi anche quei politici casertani che finora lo avevano snobbato perché, diciamoci la verità, non avevano un interesse forte a schierarsi contro i dipendenti (fannulloni) della Reggia ma ora capiscono che il vento butta da tutt'altra parte. Si fanno vivi anche gli amici di Bologna che lo incoraggiano. Lui, senza il microfono del telefonino, per poter dire almeno qualcosa si mette davanti al computer e via skipe si fa intervistare dai tg: in quell'immagine, curiosa, singolare, sembra davvero un marziano. Sarà pure venuto da un altro pianeta, ma Felicori continua ad avere le idee chiare. E a sera risponde a quello che considera un «gesto di sfida che finisce solo per danneggiare l'immagine di tanti lavoratori della Reggia che stanno partecipando con passione al progetto di rilancio del Palazzo Reale». Non torna indietro, andrà avanti per la sua strada, «con umiltà ma con determinazione». I sindacati sono avvertiti. Prima delle dieci, quando ormai può lasciare l'ufficio e mettere da parte ogni polemica, parte per Napoli. Un amico lo porta in macchina ad una festicciola, in un ristorante di Posillipo. Quando entra in sala scatta l'applauso. Siamo tutti Felicori, gli dicono ad alta voce. Che è successo? In un giorno solo il marziano è diventato una star? Sì, forse ha ragione Renzi: il vento è cambiato.

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