Reggia di Caserta, 4 rifugiati
diventano giardinieri

Reggia di Caserta, 4 rifugiati diventano giardinieri
Mercoledì 11 Aprile 2018, 18:09
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«Quando due anni fa sono scappato dalla Nigeria, non avrei mai immaginato di lavorare in un posto meraviglioso come la Reggia di Caserta». Così Odigia Bright, rifugiato politico, nel corso della conferenza stampa per la presentazione del progetto «Accolti e Attivi» tenutasi al Teatro di Corte del Palazzo vanvitelliano. Odigia ha appena vent'anni: suo padre insegnava all'università di Mubi, nello stato federale di Adamawa, in Nigeria. Quattro anni fa, Mubi fu distrutta dalla furia integralista delle milizie di BokoHaram. Sua padre fu ucciso perché di fede cristiana. A Odigia non restò altra scelta se non la fuga. La sua storia è simile a quella di Victor Hezekiah, Ouro Nini AdomGado e AmodouTanou.

Quattro rifugiati politici che grazie allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti Asilo e Rifugiati del Ministero dell'Interno e dell'Anci, ora daranno man forte alle maestranze che si occupano della manutenzione ordinaria dell'immenso patrimonio verde della Versailles italiana. Il tutto nell'ambito del progetto «Accolti e attivi», realizzato dall'Arci e dalla società cooperativa Solidarci, in partnership con l'Istituzione museale diretta da Mauro Felicori. I quattro rifugiati, residenti tra Santa Maria Capua Vetere, Gricignano d'Aversa e Santa Maria la Fossa, hanno iniziato il loro tirocinio il 28 marzo scorso e continueranno a lavorare fino al prossimo giugno. La loro attività non comporta alcun costo aggiuntivo né per la Reggia di Caserta né per altri enti territoriali. Tali attività sono finanziate dalle risorse dello SPRAR, che ha tra gli obiettivi proprio quello di formare professionalmente i rifugiati, dando loro la possibilità di rendersi autonomi. «Con questo progetto non risolviamo tutti i problemi della manutenzione dei 130 ettari di verde che insistono nel perimetro della Reggia - ha dichiarato nel corso della conferenza stampa il direttore Mauro Felicori - ma di sicuro l'apporto di questi tirocinanti-rifugiati sarà prezioso. Il lavoro di manutenzione del parco è immane, e servirebbero ben altre risorse. Devo però sottolineare un dato che mi riempie di orgoglio: il Palazzo Vanvitelliano fa da apripista e spero che anche altre istituzioni museali possano contribuire fattivamente all'integrazione e all'accoglienza di chi scappa da guerre e conflitti.

Solo trasferendo loro saperi e competenze, si contribuisce alla crescita umana dei profughi che iniziano così quel percorso che li poterà a diventare nostri concittadini: e la funzione di un'ente museale è anche questa, contribuire alla formazione di nuovi cittadini». «Progetti come »Accolti e attivi« - ha aggiunto Felicori - sono utili non solo a chi vi partecipa per apprendere un nuovo mestiere o una nuova professionalità, ma anche alle istituzioni locali e agli enti, come quelli museali, che devono fare i conti quotidianamente con complesse macchine organizzative e con una carenza cronica di personale specializzato».

Il Prefetto di Caserta Raffaele Ruberto ha ricordato che «solo pochi anni fa si parlava di Caserta per le stragi di immigrati.
Ora Terra di Lavoro si distingue per le buone pratiche in materia di integrazione. Ciò significa che siamo sulla strada giusta anche se si tratta di un processo ancora lungo e difficile». Per Mara Vitiello, della cooperativa Solidarci, «l'avvio dei tirocini alla Reggia di Caserta è l'ulteriore passo di un percorso avviato dalla nostra cooperativa negli ultimi 4 anni all'interno della rete SPRAR. Il nostro progetto prevede uno sviluppo sempre maggiore del dialogo tra i progetti di accoglienza ed il territorio». «Victor, Bright, Nini e Amadou sono la testimonianza concreta di un nuovo modo di intendere l'accoglienza» dice Angelo Ferrillo, presidente dell'Arci di Caserta.
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