Manutenzione, adesso s'indaga sulle strade provinciali

via madonnelle
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di Mary Liguori
Mercoledì 17 Maggio 2017, 08:08
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CASERTA - Accanto all’inchiesta sulle scuole a rischio crollo, si apre lo scenario sulle strade prive di manutenzione e per questo ritenute pericolose per la pubblica incolumità. Direttamente proporzionale al buco nelle casse della Provincia di Caserta, sono le voragini che squarciano l’asfalto dei chilometri di arterie di competenza provinciale sui quali - sicuramente non solo negli ultimi tre anni - non si è provveduto alla adeguata opera di conservazione che ne avrebbe dovuto garantire, nel tempo, la sicura percorribilità. 
È questo lo scenario sul tavolo del procuratore Francesco Greco, il cui ufficio inquirente, Napoli Nord, sta da qualche mese eseguendo controlli mirati sul reticolo stradale a cavallo tra le due province dove è emersa una assoluta mancanza di manutenzione delle arterie, di diversa competenza. L’inchiesta, in questo caso, riguarda un nutrito numero di arterie di competenza provinciale, per Caserta, e della città metropolitana di Napoli, sul fronte dei comuni a nord del capoluogo campano. Strade in pessimo stato, asfalto a tratti inesistente, buche e avvallamenti. Discariche a cielo aperto sui cigli, con il pericolo che questo stato di cose comporta per automobilisti e centauri. Naturalmente, in merito alle scuole, i controlli sono in corso anche nell’Agro-aversano. D’altronde, la lettera con la quale il presidente della Provincia metteva al corrente le autorità giudiziarie dell’impossibilità di assicurare l’apertura delle scuole, ha raggiunto anche la procura con sede ad Aversa. Ciò non mette la Provincia e i suoi rappresentanti al riparo dalle responsabilità, benché il gesto di resa di Silvio Lavornia (subentrato ad Angelo Di Costanzo, arrestato e ora al divieto di dimora) sia poi servito a sbloccare dei fondi regionali (40mila euro a scuola) che dovrebbero salvare il salvabile. Fatto sta che man mano che i controlli vanno avanti la situazione per alcune scuole di Terra di Lavoro appare quantomeno disastrosa o potenzialmente tale. E, accanto a chi marcia contro la chiusura degli istituti e si batte per il diritto allo studio c’è chi, con gli scongiuri del caso, si chiede cosa sarebbe successo negli istituti già chiusi - perché considerati a rischio crollo - e in quelli ancora aperti (per i quali la procura ha chiesto il sequestro) se si fosse verificato un evento sismico di rilievo.
Se lo stanno chiedendo, sicuramente, in procura, unico luogo deputato per individuare le responsabilità dello stato di degrado in cui versano strade e scuole e che non dipende solo dal crac finanziario che ha colpito, nel 2014, la Provincia. Via via che le tessere, che in questo caso sono le consulenze ingegneristiche, prendono il loro posto nel puzzle, le formulazioni delle ipotesi di reato crescono in termini di gravità. Da un primo quadro che rimandava solo all’omissione di lavori in edifici, si è già aggiunta l’omissione d’atti d’ufficio. E ora la procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone, sta esaminando nel dettaglio quanto emerge dalle perizie e non è escluso che si stia valutando l’aggiunta nel fascicolo del reato di rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. L’articolo 437 del codice penale rimanda alla mancata installazione di impianti o segnali «destinati a prevenire infortuni sul lavoro o disastri». In pratica è obbligatorio per datori di lavoro e dirigenti «predisporre le misure necessarie a garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro». Come è appunto la scuola. E chi commette questo tipo di reato rischia dai 6 mesi ai 5 anni di reclusione. Si tratta dunque di una contestazione ben più grave del mancato adeguamento degli istituti scolastici, reato che è punito solo con una sanzione, peraltro inferiore ai mille euro. Sullo sfondo, per entrambe le procure, è in corso l’accertamento di tipo finanziario, finalizzato a valutare la coerenza sui fondi stanziati per la manutenzione di scuole e strade e il modo in cui essi sono stati investiti dagli Enti locali (comuni inclusi) e dirigenti scolastici. 
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