«Non mi conosci?» , il nipote del boss chiede tangente a imprenditore: due fermi

L'inchiesta dei carabinieri scompagina la nuova frangia del gruppo Esposito

Carabinieri Sessa Aurunca
Carabinieri Sessa Aurunca
Marilu Mustodi Marilù Musto
Mercoledì 27 Settembre 2023, 12:48 - Ultimo agg. 16:22
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«Ma come, non mi conosci?», così si era annunciato alla sua vittima Emilio Esposito, nipote del boss Mario Esposito, ex capozona di Sessa Aurunca. In compagnia di Francesco Di Marzo si era presentato al cospetto di un imprenditore che si occupa della trasformazione del latte per chiedere una tangente di 20 mila euro, 30mila se «fosse possibile», per conto del cartello criminale degli Esposito. Ma le indagini dei carabinieri e la denuncia dell'imprenditore hanno stretto nella morsa delle manette i due. Esposito e Di Marzo, infatti, sono le persone fermate dai carabinieri della compagnia di Sessa Aurunca e Cellole che hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia. I due sono indagati, a vario titolo, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore locale. Il tutto era cominciato con una denuncia presentata in caserma il 28 aprile scorso in cui si spiegava che Emilio Esposito aveva anche avvertito la vittima «di non far parola con i carabinieri» della sua richiesta.

Il provvedimento precautelare è l’epilogo di una complessa attività investigativa avviata nell’aprile 2023 dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Sessa Aurunca, coordinati dalla Direzione distrettuale, corroborata da servizi  e attività tecniche che ha consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti delle due persone destinatarie del provvedimento, uno dei quali elemento verticistico del clan di camorra della famiglia Esposito “dei muzzoni” che  -fra aprile e settembre 2023 avvalendosi del “metodo mafioso” avvicinavano in più occasioni la vittima - ha chiesto il pagamento di una tangente.

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Il provvedimento eseguito è una misura precautelare, disposta in sede di indagini preliminari, contro cui sono ammessi mezzi di impugnazione. I destinatari sono ora in carcere.

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