Movida, guerra allo sgabello «selvaggio»

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di Attilio Nettuno
Martedì 10 Ottobre 2017, 08:14
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CASERTA - «Dopo i controlli di venerdì la situazione è tornata come prima con tavolini abusivi e schiamazzi». È quanto ha denunciato Rosanna Di Costanzo, presidente del comitato di quartiere «Caserta Centro: no degrado, no movida selvaggia», che racconta il disagio vissuto dai residenti delle strade del centro storico durante l’ultimo weekend, in seguito all’operazione ad «alto impatto» condotta da carabinieri e polizia municipale che ha portato a sanzioni a carico di 11 esercenti per l’occupazione di suolo pubblico senza autorizzazioni. «Sia chiaro – prosegue Di Costanzo – noi non vogliamo la chiusura degli esercizi, che sicuramente producono economia, ma non è tollerabile che i residenti siano prigionieri in casa loro. La civile convivenza con le attività, che noi auspichiamo, non può prescindere dal rispetto delle leggi e quindi dal fatto che non si possono posizionare sedie e tavolini in una strada così stretta e che non si può diffondere musica all’esterno dei locali. Situazioni che, invece, sistematicamente accadono». 
In effetti per i residenti la questione è quantomai critica. La sensazione, per la quantità di persone che si riversano nelle strette strade di quello che fu il quartiere borbonico, è quella di vivere al centro di una curva da stadio, con il vocio che si trasforma in vero e proprio frastuono, la chiacchiera di migliaia di giovani che diventa bolgia. Altra problematica quella dei mancati controlli sulla diffusione della musica, tra serate simil karaoke all’esterno dei locali che vanno avanti fino a tarda notte, anche in piena settimana. «Noi chiediamo il rispetto delle regole – conclude Di Costanzo – la confusione che c’è lì è frutto di una pianificazione sbagliata a monte con un numero eccessivo di locali in strade che possono contenere un numero limitatissimo di persone. Ma per questi problemi non possono essere i residenti a pagare. Noi vorremmo poter dormire tranquillamente a casa nostra, non ci sembra di chiedere poi troppo». 
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