Morì schiacciato nella Rieter, gli operai: «Il macchinario uccise Lorenzo»

Morì schiacciato nella Rieter, gli operai: «Il macchinario uccise Lorenzo»
di Marilù Musto
Mercoledì 22 Febbraio 2017, 08:19
2 Minuti di Lettura
CASERTA - «Vidi Lorenzo in ginocchio con la testa sotto la macchina, subito sganciammo l’ingranaggio e lui venne liberato. Emise un ultimo respiro». È questa la sintesi della testimonianza di uno dei due operai sentiti nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dal giudice Linda Comella, sulla morte di Lorenzo Borrelli, l’operaio di 33 anni ucciso da una pressa difettosa nell’azienda «Rieter Automotive» con sede a Pignataro Maggiore.

Ieri, a sei anni di distanza dalla morte di Borrelli, c’è stata la prima udienza utile nei confronti dell’amministratore della Rieter Automotive Fimit, Andreas Gerhard Becker, ma anche di Piero Faccioli, Alfredo Ruggero, Claudio Insero, Maurizio Esposito, Giuseppe Merola, Giuseppe Laudisa e Raffaele Terracciano, imputati nel processo.
Hanno parlato per oltre un’ora gli operai Vito Borrelli e Alfonso Carfora, ancora dipendenti della fabbrica svizzera che produce pezzi che vengono poi ceduti ad aziende automobilistiche. La moglie di Lorenzo, difesa in giudizio dal legale Carlo De Stavola, chiede da anni che si faccia giustizia. I due operai, ieri, avrebbero spiegato bene al giudice come fosse noto in azienda che la macchina PK utilizzata da Borrelli fosse difettosa. Il 33enne era addetto alla piattaforma Pick e place, con la quale veniva eseguito il prelievo di tappeti bituminosi. Gli operai avrebbero dovuto mettere dei bastoni di legno tra le ventose per far funzionare il macchinario difettoso. Lorenzo venne però ucciso dall’ingranaggio ancora in movimento. «Mi disse che sarebbe andato a posizionare i pezzetti di legno - ha spiegato uno dei dipendenti - ma dopo qualche miuto no lo vidi tornare. Quando mi recai sul luogo per verificare, lo vidi inginocchiato». Sono stati ascoltati ieri anche i carabinieri della stazione di Pignataro Maggiore, accorsi sul luogo della tragedia poco dopo.

Il processo è iniziato dopo una serie di rinvii e slittamenti dovuti a cambi di magistrati e rotazioni. Ora è nelle mai del giudice Comella e il pubblico ministero che sostiene l’accusa nel processo con rito monocratico è Carlo Fucci.
Lorenzo Borrelli era padre di un bimbo piccolo e il suo lavoro in fabbrica era per lui il suo mondo, dopo la famiglia che lui amava. Un giorno uscì di casa per andare a lavorare non vi fece più ritorno. Una storia come tante di morte bianca segnata, però, dalla lentezza del processo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA