Lo zuccherificio ex Ipam torna ai figli di Dante Passarelli

Lo zuccherificio ex Ipam torna ai figli di Dante Passarelli
di Mena Grimaldi
Venerdì 12 Gennaio 2018, 08:25 - Ultimo agg. 09:43
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Clamorosa decisione della Corte d’Appello di Napoli che ha revocato la confisca dei beni del defunto «re dello zucchero».
Restituiti agli eredi di Dante Passarelli, condannato nel processo Spartacus per essere stato prestanome dei Casalesi, l’arcinoto zuccherificio ex Ipam a Pignataro, di Franco e Biagio Passarelli, figli di Dante. La Corte di Appello di Napoli, letto il rinvio della Suprema Corte di Cassazione, infatti, ha revocato la confisca e di conseguenza ha disposto il dissequestro dei beni emesso il 7 marzo del 2013 dal Tribunale di Napoli. La Corte si è riservata 90 giorni per la pubblicazione delle motivazioni. Il difensore dei due eredi Passarelli, Mario Griffo, aveva presentato ricorso in Cassazione dopo la riduzione delle pene inflitte ai fratelli in primo grado. La Cassazione ha annullato con rinvio per la questione patrimoniale, mentre ha confermato la condanna per entrambi i fratelli per concorso esterno in associazione mafiosa. 
Nonostante la conferma della condanna, si legge nel dispositivo degli ermellini «alla luce dello stesso apparato argomentativo del provvedimento in verifica, risulta pacifico che le suddette società siano pervenute in capo a Biagio e Franco Passarelli, iure successionis, a seguito della dichiarazione di estinzione del reato di associazione mafiosa contestata al padre Dante, per morte di questo stesso imputato». E, ancora, «A fronte delle ampie deduzioni mosse nell’appello in merito alla insussistenza dei presupposti della derivazione da illecito e della sproporzione, la Corte si è limitata ad evidenziare che le indagini preliminari hanno messo in luce una situazione di assoluta sproporzione tra i redditi personali dei due imputati e dei loro familiari, omettendo tuttavia di rispondere alle censure con le quali si era evidenziata la provenienza lecita - da eredità - di parte dei cespiti attinti, lacuna argomentativa non colmabile dal mero richiamo per relationem alle schede in atti». Ora, bisognerà attendere le motivazioni della Corte d’Appello. Dante Passarelli morì il 7 novembre del 2004 in circostanze misteriose cadendo dal capannone di una delle sue proprietà. Tra mille dubbi, il fascicolo fu poi archiviato come suicidio. L’anno scorso fu arresto l’amministratore giudiziario del Tribunale di Napoli Salvatore Ziccardi che, approfittando della sua qualità di amministratore giudiziario della Società Commerciale Europea, durante le fasi di procedura di gara relativa alla vendita dello stabilimento ex Ipam avrebbe rivelato all’imprenditore Alberto Di Nardi, già noto per vicende di corruzione, notizie relative alla modalità di presentazione dell’offerta di un altro concorrente e avrebbe chiesto 200mila euro a titolo di tangente per truccare l’asta a suo favore. La vicenda non si concretizzò ma venne alla luce e Ziccardi fu accusato di avere utilizzato per «scopi personali» il tesoro strappato alla famiglia Passarelli. 
Ora, con la revoca ottenuta, gli eredi Passarelli potrebbero chiedere un risarcimento per i presunti danni subiti dal loro patrimonio.  
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