L'avvocato, i fascicoli spariti
e la crema Vichy rubata

L'avvocato, i fascicoli spariti e la crema Vichy rubata
L'avvocato, i fascicoli spariti e la crema Vichy rubata
di Marilù Musto
Mercoledì 18 Ottobre 2017, 21:18 - Ultimo agg. 19 Ottobre, 19:55
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Santa Maria Capua Vetere. Con settemilacinquecento euro si può «comprare la libertà». Basta pagare l’«amico» cancelliere del Tribunale di sorveglianza di Napoli che consegna la richiesta di esecuzione della pena all’avvocato, invece di posizionare gli atti sulla scrivania del pubblico ministero. Poi, l’avvocato fa uscire il fascicolo dal palazzo di giustizia e lo porta all’imputato, suo cliente; davanti a una tazzina di caffè al bar Makerè a Giugliano si dà fuoco alle carte. «Le appicciamo», spiega il legale Anna Savanelli nel 2016, nel parcheggio del bar. La toga confessa che è un gioco da ragazzi e che lei, in passato, lo ha già fatto per un uomo di Mondragone, così come per una ragazza che non voleva rivelare al suo futuro marito di aver avuto guai con la giustizia tempo fa. «L’ho fatto anche con le mogli dei boss», si spinge a dire.
È sempre lei, l’avvocato Savanelli di Parete, l’ex legale di Valter Lavitola, che porta le mozzarelle in questura a Caserta e le consegna a un dirigente di polizia (non indagato) per velocizzare una pratica del porto d’armi per i suoi clienti. Ma il dirigente spiega che respingerà l’istanza. Il «gancio» preferito della toga, infatti, è il sostituto commissario Giovanni Romano, suo compagno, in servizio al commissariato di Sessa Aurunca che per 2.500 euro (consegnati davanti a un caseificio a Villa Literno una prima volta e a due passi da un distributore di carburante a Casal di Principe) redige la relazione favorevole a Salvatore Tornincasa che non riesce a rinnovare la licenza per il fucile da caccia. Il poliziotto, allora, chiude un occhio, ma anche due, sulla parentela di Tornincasa con Bruno Salzillo, affiliato del gruppo Schiavone-Sandokan. Tra una telefonata e l’altra, ad Anna, Giovanni, rivela che sta per arrestare un uomo, Enrico Cante, e che se vuole lei «può farsi dei soldini». Ma lei risponde che Cante «è un pessimo pagatore».
Questo e anche altro hanno scoperto le fiamme gialle del gruppo di Aversa, coordinate dal tenente colonnello Michele Doronzo. L’inchiesta del capo della Procura di Napoli nord, Francesco Greco, sui fascicoli spariti e le relazioni «aggiustate» dal poliziotto coinvolge cinque persone.
Oltre all’avvocato Savanelli e al sostituto commissario di Sessa Aurunca, c’è anche il cancelliere del tribunale di Napoli, Andrea Esposito di 62 anni, già coinvolto nel 2013 nella maxi-inchiesta sui fascicoli insabbiati nel palazzo di giustizia di Napoli. C’è poi l’imprenditore Antonio Caterino di Casale che si premura di consegnare 2.500 euro a Romano. L’ultimo protagonista è Massimo Perrone di Giugliano. Tutti sono finiti in carcere con l’accusa di corruzione, corruzione giudiziaria e distruzione di atti giudiziari. Ma sono indagati in stato di libertà anche Tornincasa e Giovanni Corvino, genero di Tornincasa.
L’ultimo cliente dell’avvocato Savanelli è colui che l’ha messa nei guai. Massimo Perrone, pregiudicato per furto, ricettazione, violenza e truffa all’Asl; nel 2016 si raccomanda alla Savanelli di evitare che il suo amico, Giovanni Bianco, non finisca dietro le sbarre. Bianco è coinvolto con lui nell’operazione dei Nas «Pharma Cash» del 2009 che svelò il sistema del traffico dei farmaci da Londra a Napoli. «A Giovanni piacciono i viaggi, vuole andare in Canada», spiega Perrone. E quindi, a Giovanni serve anche un passaporto. «Ma per questo ci vogliono 50 mila euro, mica cinquemila!», sbotta l’avvocato. Si pensa prima a far sparire il fascicolo. Che è però anche telematico. A quel punto, Perrone si preoccupa: «Non resta traccia in Procura?» «I tribunali sono oberati di fascicoli - risponde la toga - non si accorgeranno se ne sparisce uno». E infatti, il fascicolo va perso. Lo ritrovano, bruciato per metà, i militari della guardia di finanza di Aversa.


La curiosità


Nel marzo del 2016 i giornalisti e i fotoreporter l’avevano fotografata e filmata sorridente mentre usciva, vittoriosa, dal carcere di Secondigliano con il suo assistito, Valter Lavitola, ex direttore dell’Avanti scarcerato dal tribunale di Sorveglianza napoletano proprio grazie a un’istanza presentata da lei Anna Savanelli, ai magistrati.  Ma nel gennaio del 2017 i finanzieri la intercettano mentre parla in auto e spiega di aver rubato una crema di bellezza per il viso Vichy del valore di 30 euro dagli scaffali del centro commerciale Jambo 1 a Trentola Ducenta e un detergente.
Prende senza pagare, stando alle indagini, delle collane e dei monili di poco valore. Ipotesi. Ma i finanzieri sono in posesso di intrcettazioni. È infatti indagata anche per furto, l’avvocato Anna Savanelli, residente a Parete. I finanzieri l’hanno pedinata per un anno e mezzo, ascoltando persino le sue chiacchierate in solitudine in macchina. Di lei, si dice che ami i tacchi alti. È, nella sostanza, tra gli avvocati più rampanti e giovani nel foro di Santa Maria Capua Vetere e di Napoli nord.
Ora, è finita in una inchiesta importante e gigantesca. Si difenderà davanti al giudice assistita lei, per una volta, adesso, dal suo legale di fiducia.
Pesanti le accuse. Porto d’arma rilasciato dietro il pagamento di tangenti a persone che non ne avrebbero avuto diritto, fascicoli fatti sparire - sempre dietro dazione di danaro - dal tribunale di sorveglianza per evitare la detenzione a soggetti per cui la condanna era passata in giudicato. Sono le accuse contestate nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Barbara Del Pizzo del tribunale di Napoli Nord che ieri mattina ha portato in carcere cinque persone, tra cui il poliziotto della Polizia di Stato in servizio al commissariato di Sessa Aurunca, compagno dell’avvocato di Parete.
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