«Il cimitero di Aversa nelle mani dei Casalesi»

«Il cimitero di Aversa nelle mani dei Casalesi»
di ​Mary Liguori
Martedì 19 Settembre 2017, 09:10 - Ultimo agg. 16:35
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Il pentito Antonio Iovine avrebbe dovuto deporre ieri al processo in cui è imputato Ferdinando Di Lauro, ma il collegio ha accolto la richiesta della difesa, rappresentata dall’avvocato Ferdinando Letizia, e il collaboratore verrà interrogato a novembre.
Il pm ha infatti depositato i verbali riassuntivi del pentito, ma il legale di Di Lauro ha eccepito l’esigenza di visionare i testi integrali sicché l’interrogatorio di Iovine è slittato.
L’ex capoclan dei Casalesi, le cui dichiarazioni sono alla base dell’arresto dell’imprenditore Di Lauro, ha raccontato quella che - secondo lui - è la genesi dei suoi rapporti con Di Lauro indicandolo come uno degli imprenditori che usufruivano del suo «pacchetto assistenza». «Lui metteva a disposizione le imprese, io la forza intimidatriche che sbaragliava la concorrenza», si legge nei verbali depositati dal sostituto procuratore Antimafia Catello Maresca. L’ex capoclan parla dell’area Pip di Aversa, vicenda al centro del dibattimento, ma anche delle opere di ampliamento del cimitero di Aversa. «L’ingegnere Pittocchi era il responsabile dell’Utc del Comune di Aversa ed era a mia disposizione - spiega Iovine - ricordo che quando il Comune di Aversa appaltò i lavori per l’ampliamento del cimitero, proprio grazie a Pittocchi, al sindaco Ciaramella e all’architetto che ha redatto il contratto di ampliamento, mio cognato Nicola Fontana riuscì ad aggiudicarsi il lavoro».
«Tutto questo avvenne tra il 2004 e il 2005. Mio cognato mi disse che c’era anche una ditta vicina a Michele Zagaria che era interessata al cimitero allora incontrai Zagaria per parlarne e evitare contrasti». «Fu in quel frangente che seppi dell’appalto indetto dal Comune di Aversa per l’area Pip. Seppi che anche un altro imprenditore era interessato ma i terreni erano già stati acquistati da Di Lauro così incontrai quell’imprenditore e gli disse che poteva comprare i suoli ma gli proposi un prezzo altissimo, di molto superiore al reale valore, di circa sei milioni di euro, e lui così rinunciò ai lavori». «Allontanavamo così qualsiasi concorrente e anche Di Lauro che spendeva legittimamente il mio nome in quanto noi due eravamo soci al 50 per cento». «Le trattative per l’area Pip sono andate avanti finché non mi hanno arresato, nel 2010, dopodiché non so cosa sia accaduto in merito».
Su questi ed altri argomenti, a novembre, Iovine sarà interrogato sia dal pm che dal difensore di Di Laurro.