«Il boss La Torre fuori dalla cella»
da mesi il legale chiede la libertà

«Il boss La Torre fuori dalla cella» da mesi il legale chiede la libertà
«Il boss La Torre fuori dalla cella» da mesi il legale chiede la libertà
di Marilù Musto
Martedì 21 Marzo 2017, 17:54
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Mondragone. Uscirà a breve e, probabilmente, è già un problema. Augusto La Torre di Mondragone ha scontato i suoi anni in galera e ora vuole uscire. Vuole farlo in virtù della fine della sua detenzione, avendo ottenuto uno sconto di pena in qualità di collaboratore di giustizia. E così, dopo l’uscita dal carcere di Carmine Zagaria -condannato per associazione mafiosa e assolto per tre processi, tranne quello del monopolio dei carburanti dei Cosentino dove invece sono stati condannati Antonio e Pasquale Zagaria sulla base anche del testimone-vittima Luigi Gallo - è la volta di La Torre.

La lettera 


In una lettera inviata a Il Mattino, La Torre fa sapere che da 13 anni pratica Yoga, scrive poesie e racconti per i bambini: «Il mio pentimento è spirituale - dice - lavoro per associazioni di volontariato, invio rapporti ai docenti universitari sulle condizioni dei collaboratori di giustizia privi di protezione. Mi trovo a Pescara dal marzo 2015 e il 12 maggio del 2016 ho conseguito un master post laurea in psicologia». La Torre scrive che i magistrati lo definiscono «il miglior collaboratore di giustizia d’Italia» e spiega di essere stato assolto «per quella bufala mediatica delle minacce al pm Cantone». E poi, racconta di lavorare come «scopino per 80 euro» e di aver scontato già 33 anni di carcere.
«Dal 2003 sono passato dalla parte dello Stato - conclude - cerco solo la pace e voglio ripagare le mie vittime». Augusto La Torre avrebbe anche preteso di far adeguare la mensa del carcere alla sua dieta vegetariana. Figlio d’arte, da ragazzo subentrò al padre nel comando del clan dei Chiuovi di Mondragone, egemone nell’alto Casertano, nel basso Lazio e lungo tutta la costa domizia.
«Gli induisti credono nel karma e io che pratico Yoga da 18 anni credo nel karma», racconta. Criminale incallito, ora «in trasformazione», come dice, La Torre è stato un killer sanguinario. Il boss era particolarmente crudele quando si trattava di commettere degli omicidi. Nel 1990 il clan La Torre uccise il vicesindaco di Mondragone, Antonio Nugnes, padre dell’ex assessore regionale Daniela Nugnes.
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