I soldi della camorra per investimenti-truffa

I soldi della camorra per investimenti-truffa
di Mary Liguori
Mercoledì 19 Dicembre 2018, 13:17
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Dodici milioni di euro transitati dalle casse dei clan della camorra a una dei broker più promettenti e poi più chiacchierati del Nord est. C'è questo dietro l'inchiesta che ieri ha portato all'arresto del trader veneziano e di sei campani, quattro dei quali ritenuti in vario modo collegati con la camorra di Sant'Antimo e con i Casalesi.

In manette sono finiti il broker Fabio Gaiatto, e il napoletano Gennaro Celentano, Mario detto Mariano Curtiello e Domenico Esposito, di Sant'Antimo. I primi due erano già detenuti. Oltre che per loro, il gip di Trieste ha disposto il carcere per Walter Borriello e Luciano Cardone, entrambi di Torre del Greco, e per Francesco Salvatore Paolo Iozzino, originario di Angri, ma trapiantato a Legnano, nel Milanese.

Per la Procura giuliana non i campani sono andati in soccorso del broker quando quest'ultimo ha iniziato ad avere problemi con la gente che gli doveva soldi. Minacce e parentele con i boss: così i campani avrebbero «convinto» i soci di Gaiatto in Croazia a sborsare 370mila euro. Sgherri, dunque, chiamati in causa dal faccendiere quando il gioco s'è fatto duro. Perché, ed è sempre l'ipotesi della Dda, quel denaro Gaiatto doveva recuperarlo per sé, m anche per i soci campani, gli investitori, vale dire i camorristi. Tre di quegli «sgherri», a spulciare le storie di cronaca recente, sono stati in forza al gruppo del clan Ranucci di Sant'Antimo capeggiato dall'ex latitante Filippo Ronga. Ma andiamo con ordine.

IL LATITANTE
È il 13 gennaio del 2018 quando, a Formia, finisce la latitanza di Filippo Ronga. Un'uscita di scena dall'elenco dei ricercati più pericolosi che passa attraverso una sparatoria che quasi gli costa la vita. Quando si accorge d'essere in trappola, il ras del clan Ranucci, tenta il tutto per tutto ed estrae una pistola dai pantaloni. Spara. Ai carabinieri non resta che rispondere al fuoco. Ronga, centrato da diversi proiettili, finisce in ospedale. È gravissimo. Operato d'urgenza, si salverà. Quello stanato a Formia è uno dei protagonisti più attivi della storia recente della camorra a nord di Napoli. Elemento di spicco del clan Ranucci fece guerra al gruppo di Pasquale Puca o minorenne e tentò di imporsi sul territorio a suon di bombe e intimidazioni. Del suo gruppo, secondo i magistrati, facevano parte alcuni degli indagati dell'operazione della Dia di ieri a Trieste.

LA VIOLENZA
Uno degli arrestati, Gennaro Celentano, viene intercettato mentre dice a una delle vittime che si rifiuta di consegnare il denaro a Gaiatto, di essere il nipote di un capoclan dei Casalesi. Ma non è tutto. Secondo la ricostruzione della Procura di Trieste, ai creditori venivano mostrate la foto dei loro familiari. «Sappiamo tutto di voi, delle vostre famiglie... e io sono il nipote del boss...». Terrorizzate, dunque, le vittime avrebbero rinunciato al dovuto e ceduto beni mobili e immobili alle società di un presunto intermediario finanziario, che a sua volta girava tutto all'organizzazione criminale. Nell'inchiesta, denominata «Piano b» persone tra Veneto, Campania, Lombardia ed Emilia Romagna, sono indagate altre cinque persone. Per tutti l'accusa è di aver partecipato, a vario titolo, a estorsioni commesse in Croazia e pianificate in Italia, aggravate dal metodo mafioso e dalla transnazionalità del reato e finalizzate a favorire gli interessi dei Casalesi.
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