Da Caserta al Vaticano. Le ex prostitute dal Papa: «Un dramma ignorato»

Da Caserta al Vaticano. Le ex prostitute dal Papa: «Un dramma ignorato»
di Nadia Verdile
Giovedì 15 Febbraio 2018, 11:29
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Suor Rita e le sue donne sono state da Papa Francesco per parlare della tratta degli esseri umani, per dire, ancora una volta, basta alla schiavitù. Nella sala Clementina in Vaticano una delegazione di Casa Rut, l'approdo casertano per le donne prostituite che denunciano i loro sfruttatori, ha incontrato il pontefice. Ascolto, incontro, confronto per tenere alta l'attenzione su una delle peggiori piaghe dei nostri giorni.
L'emozione di suor Rita e suor Agnese insieme ad Elizabeth, Ode, Josephine e Joy è stata palpabile e ancora resta negli animi delle protagoniste di una rinascita targata Caserta.
«Sul tema della tratta dice suor Rita Giaretta - papa Francesco ha sottolineato che c'è troppa ignoranza e scarsa volontà di comprendere di che portata è, oggi più che mai, il problema. Questo perché lo sfruttamento delle bambine e delle donne sulle nostre strade riguarda molto da vicino le coscienze di tutti noi, gridando scandalo e facendoci vergognare». Forte il je accuse del papa sui clienti, definiti terminali della filiera del consumo, utilizzatore dei corpi buttati sulle strade, ai margini delle periferie, tra i rifiuti come rifiuti. Proprio di questi giorni era stata la denuncia, forte, di suor Eugenia Bonetti, responsabile Usmi dell'Ufficio tratta di persone: «sono i consumatori, i clienti (per il 90% cattolici), che sostengono e alimentano la tratta e gli ingenti guadagni dei trafficanti».
E proprio da Caserta era partito, 17 anni fa, l'appello dell'allora vescovo Raffaele Nogaro, che da sempre ha sostenuto e affiancato le attività di Casa Rut. Scrisse allora il presule una lettera aperta ai clienti che fece molto rumore: «Anche tu sei padre o figlio... Ascolta il grido silenzioso della sorella che sfrutti».
 
Ora quel messaggio è stato ripetuto dal papa che, sin dalla sua elezione, ha scelto di tenere alta l'attenzione sul mondo delle vittime di tratta. «Incontrammo papa Francesco continua suor Rita cinque anni fa. Eravamo in quattro. Suor Eugenia Bonetti (con 24 anni di esperienza in Kenya ndr), suor Monica dalla Nigeria, un'altra consorella rumena e io. Portammo le nostre esperienze alla sua attenzione e gli chiedemmo di istituire una giornata mondiale contro la tratta degli esseri umani. Ci ascoltò, condivise e accolse la nostra preghiera. Da quattro anni, l'8 febbraio in memoria di santa Giuseppina Bakhita, si celebra la giornata contro la tratta. Siamo ritornate da lui, eravamo un centinaio da tutta Italia e ci siamo sentite accompagnate, sostenute, accolte». Un papa che ascolta, un papa che grida il suo sdegno per il troppo silenzio che incombe sulla tratta e poi parole di conforto condivise con le tante donne arrivate a Roma per incontrarlo e ascoltarlo. Suor Rita, suor Agnese, Elizabeth, Ode, Josephine e Joy hanno stretto la mano a Francesco, il papa dell'incontro. Durante il saluto di ciascuna partecipante Josephine ha consegnato al pontefice un manufatto della cooperativa Newhope, nata per dare un lavoro e una rinnovata dignità alle sue lavoratrici, il «grembiule del servizio» e una lettera scritta da tutte le ragazze. Erano quattro e la loro storia è fatta di violenza, sfruttamento, dolore. Storie come quella di Faith, rimasta a casa Rut insieme alle altre. Nigeriana come le altre, povera come tante, troppe, situazione familiare di miseria, Faith resta orfana di padre. La mamma si ritrova con tanti figli piccoli, chiede alla piccola di rinunciare alla scuola perché ha bisogno di aiuto in campagna, dove in un fazzoletto di terra, lavorano per vendere poi il raccolto al mercato. Chilometri di strada per raggiungerlo. Qui la bimba ormai adolescente viene avvicinata da persone dal volto buono che le prospettano l'opportunità di lavorare in Italia per dare una vita migliore alla sua famiglia. L'immagine patinata di un Paese che sembra essere quello di cuccagna. Il deserto, la traversata a bordo di un camion e poi le prime violenze. Quindi la Libia e lì un anno di devastanti tragedie, violenze e torture. Il carcere per due mesi frutto del suo tentativo di fuga. Dietro le sbarre ancora botte, ancora stupri. E poi l'Italia, la terra promessa che altro non è che la strada, l'orrore della prostituzione.
Minorenne, abusata, venduta, violata e violentata Faith da sei mesi è a Casa Rut. Troppo forte il dolore, troppo grande la tragedia che vive ancora dentro di sé. Ha raccontato, molto ha detto, troppo ancora rimane chiuso nel cuore straziato, ma dentro quei silenzi le suore Orsoline stanno soffiando l'amore. «Arrivano da noi devastate dice suor Rita che da oltre vent'anni è l'anima di Casa Rut e la grande fatica è quella di far credere, far capire loro, che una nuova possibilità c'è, una nuova storia, una nuova vita. Sono segnate da disistima, frantumazione, dolore. Noi le ascoltiamo e accogliamo e le facciamo anche aiutare dalle altre compagne che hanno fatto già il loro cammino di liberazione e di salvezza. Lasciamo che parlino il loro stesso linguaggio, che si confidino, che crescano insieme». Papa Francesco ha detto che occorre «una presa di responsabilità comune e una più decisa volontà politica» per sconfiggere definitivamente la piaga del traffico di esseri umani. «Sì ha concluso suor Rita -, ci vogliono coraggio ed onestà, come ha detto il papa, quando, nella quotidianità, incontriamo o abbiamo a che fare con persone che potrebbero essere vittime del traffico di esseri umani, o quando dobbiamo scegliere se acquistare prodotti che potrebbero essere stati realizzati attraverso lo sfruttamento di altre persone».
Ci vuole rispetto, ci vogliono nuovi orizzonti fatti di conoscenza e di educazione all'affettività perché ci sarà sempre offerta finché crescerà la domanda. È agli uomini, o cosiddetti tali, che va il monito perché sappiano che nessuna donna si vende, ma viene venduta perché ci sono uomini, quelli sì, che le comprano come in un supermercato si comprano oggetti.
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