Cleprin, l'incendio non fu doloso:
l'agronomo rinviato a giudizio

Cleprin, l'incendio non fu doloso: l'agronomo rinviato a giudizio
di Biagio Salvati
Venerdì 23 Marzo 2018, 08:00
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Non fu doloso l’incendio dello stabilimento (a Sessa Aurunca) della Cleprin, l’azienda chimica che oggi produce detersivi a Carinola - tant’è che è a tutt’oggi è in corso un’indagine suppletiva dopo l’archiviazione della prima – ma i titolari dello stabilimento, Antonio Picascia e l’amministratore unico della società, Francesco Beneduce, non smettono di frequentare tribunali tra ricorsi amministrativi e denunce presentate nel corso degli ultimi dieci anni. Ultima, quella contro l’ex titolare della ex Galcoop (oggi sede della Colprin a Carinola), Pasquale Galdieri, agronomo, rinviato ieri a giudizio per tentata estorsione dal gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Alessandra Grammatica. Il processo per Galdieri, difeso dall’avvocato Luigi Iannettone, si aprirà il prossimo 7 giugno davanti al giudice monocratico: a dire di Picascia (con testimonianza del suo consulente del lavoro e assistito dall’avvocato Giovanni Zara) Galdieri avrebbe pronunciato presunte frasi minacciose facendo capire che avrebbero avuto problemi dopo quell’acquisto. Accuse che l’agronomo respinge in quanto a quel tempo era già stato estromesso dall’azienda . Intanto, prosegue la battaglia a colpi di carta bollata fra la Cleprin ed il Comune di Carinola in attesa della decisione del Tar sull’ordinanza di sospensione dei lavori mentre, sulla base di nuovi elementi, la Procura alcuni mesi fa ha riaperto l’indagine sull’incendio. Subito dopo il rogo le forze dell’ordine parlarono di camorra, poi però quella pista fu lentamente abbandonata e addirittura il fascicolo fu archiviato dal gip del tribunale sammaritano. A rischio, a causa anche di alcune notizie definite depistaggi, anche il risarcimento per le vittime del racket e usura a favore di Picascia. 
 
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