Caso-Graziano, il Pd insorge: campagna infamante, i Cinque Stelle chiedano scusa

Caso-Graziano, il Pd insorge: campagna infamante, i Cinque Stelle chiedano scusa
di Lorenzo Iuliano
Venerdì 24 Febbraio 2017, 08:14
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CASERTA - La reazione del Partito democratico all’archiviazione delle accuse contro il consigliere regionale Stefano Graziano è un fuoco di fila. Contro il Movimento cinque stelle innanzitutto. E poi contro pezzi del mondo dell’informazione. Tutti accusati di aver condotto una campagna diffamatoria contro l’esponente politico e contro il partito. Insorgono deputati, senatori e consiglieri, chiedendo le scuse e lo stop a processi sommari per impedire altri casi-Graziano. Intervengono esponenti nazionali e campani, ma proprio da Caserta, eccezion fatta per il commissario provinciale del partito Mirabelli, non arrivano prese di posizione pubbliche da parte degli esponenti Pd per Graziano.

A dar fuoco alle polveri è la segretaria regionale Dem, Assunta Tartaglione: «A titolo personale e a nome della segreteria regionale esprimo soddisfazione per la definitiva chiusura di una vicenda che ha fatto soffrire Stefano e tutta la nostra comunità, anche in virtù di una campagna denigratoria che ha colpito Graziano e, indirettamente, il partito», commenta e aggiunge: «Con la stessa tempestività con cui sono intervenuti un attimo dopo la notizia dell’avviso di garanzia - aggiunge Tartaglione - ci aspettiamo le scuse da parte di chi si è sostituito ai magistrati, portando avanti processi sommari. In vicende così delicate, dovrebbe prevalere innanzitutto il rispetto per le persone. Il giustizialismo non fa bene a nessuno, occorre rispettare il lavoro dei magistrati e i tempi della giustizia e imparare che un avviso di garanzia non equivale a una condanna. Rinnovo la stima e la vicinanza a Stefano Graziano - conclude Tartaglione - sulla cui onestà e correttezza non ho mai avuto dubbi, e ringrazio la magistratura per la celerità con la quale ha portato a termine l’indagine». Bordate anche dal capogruppo Pd in consiglio regionale, Mario Casillo: «Apprendo con enorme soddisfazione che la vicenda giudiziaria di Stefano Graziano ha avuto un felice esito. Questo secondo provvedimento segue quello, di analogo tenore, della Dda che aveva escluso qualunque addebito a suo carico di concorso esterno in associazione di tipo mafioso», sottolinea Casillo, che poi incalza: «Pur avendo sempre avuto fiducia nell’operato della magistratura, che tra l’altro ringrazio per la celerità delle indagini, ero sicuro della specchiata moralità di Stefano al quale rinnovo stima e vicinanza. Voglio augurarmi che questa vicenda sia l’occasione per i mass media di valutare quale impatto una lettura della fatti possa avere sulla reputazione di chi ne rimane coinvolto.


Per alcune settimane, infatti, Stefano è stato al centro di un’indegna e ingiustificata campagna denigratoria: ora spero vivamente che qualcuno dei giustizialisti a tempo pieno gli faccia pubblicamente le proprie scuse». Sulla stessa linea anche il deputato Pd Massimiliano Manfredi, per il quale la vicenda «deve far riflettere sui comportamenti adottati da una parte della politica senza attendere che la giustizia facesse il suo corso. E a seguito della quale mi auguro che anche il Movimento Cinque Stelle chieda scusa per i toni di quei giorni». Più diretto il tweet della vicepresidente dei deputati Dem, Alessia Morani: «Archiviazione definitiva per Stefano Graziano. #Dimaio ha detto cose infamanti. Come sempre menzogne e cialtroneria #M5s». La senatrice Angelica Saggese rincara la dose: «Stefano è un amico che è stato oggetto di una campagna denigratoria proprio a ridosso delle amministrative del 2016, quando era presidente campano del Partito Democratico. Non abbiamo mai smesso di avere fiducia nel suo lavoro, nel suo impegno e nei valori che lo legano da sempre al partito, per questo non vedevamo l’ora di mettere la parola fine a questa storia. Vorrei però che quello è accaduto a lui facesse riflettere quanti oggi, nel tempo che viviamo, si lasciano prendere da facili giustizialismi». Veleni inaccettabili anche per il senatore Andrea Marcucci. Infine Stefania Covello della segreteria nazionale del partito plaude alla «verità restituita».
 
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