In particolare, Amodio è stato considerato imprenditore colluso con il clan dei Casalesi, che grazie a tale vicinanza ha potuto «imporsi nel territorio in posizione dominante» facendo ottenere al clan di riferimento «risorse, servizi o utilità». Infatti, lo stesso Amodio, con la minaccia implicita derivante dalla forza di intimidazione della criminalità organizzata, imponeva l'installazione dei videopoker all'interno di locali commerciali ubicati in provincia di Caserta, coartando così la libertà di impresa dei diversi esercenti e limitando la concorrenza del settore, per poi riversare parte dei proventi conseguiti nelle casse dell'organizzazione criminale.
Il nucleo di polizia economico-finanziaria di Caserta, con il coordinamento della procura, ha svolto una lunga indagine finalizzata alla ricostruzione nel tempo della posizione reddituale e patrimoniale di Amodio e del suo nucleo familiare, acquisendo una copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni e delle quote societarie, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l'intero nucleo familiare investigato.
Così è stato riscontrata, per alcune annualità, la sproporzione esistente tra i beni di Amodio e dei propri familiari e i redditi da questi dichiarati. Sono stati pertanto sequestrati - in vista della successiva confisca - due appartamenti a Santa Maria Capua Vetere e conti correnti fino a concorrenza dell'intero importo di 220mila euro da sottoporre a misura cautelare reale.