Assenteisti alla Reggia di Caserta,
Felicori: «Chi ha sbagliato pagherà»

Assenteisti alla Reggia di Caserta, Felicori: «Chi ha sbagliato pagherà»
di Lidia Luberto
Venerdì 4 Maggio 2018, 11:16
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È al suo posto, il direttore della Reggia Mauro Felicori, immerso fra le carte della sua stracolma scrivania nell'ufficio sito al terzo piano della Reggia di Caserta.
 


Direttore, allora, se lo aspettava?
«Non è la domanda giusta, anche perché non avevo elementi per sospettare un atteggiamento del genere da parte di alcuni dipendenti. E, peraltro, se lo avessi saputo li avrei denunciati io stesso: sono impegnato dodici ore al giorno per migliorare l'efficienza della Reggia e una cosa del genere non giova certo alla causa. Inoltre sono fortemente convinto che fenomeni patologici come questi vadano in ogni modo combattuti».

Ma il suo compito non sarebbe quello di soprintendere su tutto ciò che accade nel monumento a lei affidato?
«Ovviamente sì. Ma prima che certe rilevazioni arrivino a me c'è una catena di controllo che vigila seguendo le relative procedure».

Come è strutturato il sistema di vigilanza?
«Alla Reggia vi sono 150 custodi, suddivisi in tre turni di servizio, gestiti da sei controllori che dipendono dal responsabile della sicurezza, che fa capo a me».

E nessuno si era accorto di nulla?
«Se anche qualcuno avesse rilevato l'allontanamento temporaneo di un custode, non avrebbe certo potuto seguirlo o pedinarlo, come hanno fatto le forze dell'ordine. Noi non abbiamo funzioni ispettive di questo tipo».

Quale è stata la sua prima reazione?
«Assolutamente tranquilla: quando c'è chi non fa il proprio dovere è giusto che sia sanzionato. Quando c'è un male questo va rimosso o corretto: e chi abbandona il proprio posto di lavoro sta facendo del male, nella fattispecie, alla struttura che dovrebbe controllare, a chi ripone fiducia nel suo operato, a quanti sono disoccupati e cercano inutilmente un lavoro che essi invece hanno e che svolgono in modo riprovevole. Perciò è giusto che le istituzioni svolgano il proprio compito scoprendo le irregolarità e noi siamo sempre pronti a collaborare con le istituzioni».

Dunque, nessun problema?
«Le forze dell'ordine non sono, per me, un problema, semmai un aiuto».

Questo può significare che lei era a conoscenza delle indagini in corso?
«Non ho detto questo e se anche fosse così non le risponderei in quanto è tutto nelle mani dell'autorità giudiziaria, alla quale non posso né voglio sovrappormi».

E ora cosa accadrà agli addetti alla vigilanza sottoposti alle misure cautelari?
«C'è una duplice strada: da una parte il procedimento penale che seguirà il suo corso, dall'altro i provvedimenti disciplinari che attengono alla nostra amministrazione e che saranno diretti dal nostro ministero».

Vuol dire che le eventuali sanzioni non saranno amministrate dal suo ufficio?
«Proprio così: questo è l'effetto della nostra non completa autonomia.
In casi del genere, il potere disciplinare fa capo al Mibact che avrà appunto il compito di erogare le eventuali sanzioni».

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