Don Giancarlo durante l'omelia ricorda che Roberto era stato di recente nella stessa chiesa per momenti molto piacevoli: le nozze d'oro dei genitori e i voti della sorella, diventata suora dell'ordine delle clarisse. Adesso, la sua salma è distesa in una bara al centro della chiesa di Santa Lucia a Cellole e i parenti piangono per la sua assurda scomparsa. Roberto Fusciello aveva quarantasei anni. È morto martedì all'ospedale di Sessa Aurunca, dopo due giorni di ricovero in terapia intensiva a seguito delle ferite riportate da una brutale aggressione, subita l'altra domenica da un quasi coetaneo, il quarantaquattrenne Gianluca Sangiorgio.
La lite, a quanto pare, era scoppiata per futili motivi, all'interno di una sala scommesse del paese costiero e poi era continuata all'esterno. L'aggressore, con alcuni precedenti penali, è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario. Secondo la ricostruzione fornita dagli investigatori, l'uomo avrebbe colpito Roberto con una violenta testata al volto.
I carabinieri del nucleo operativo di Sessa Aurunca che seguono il caso sono riusciti a risalire all'esatta dinamica grazie alla riprese delle videocamere di sicurezza delle attività commerciali della zona, risultate particolarmente preziose anche per la Procura che ha convalidato l'arresto valutando la pericolosità sociale dell'aggressore.
Don Lorenzo cita il Vangelo ma è anche molto chiaro su aspetti sociali locali e globali. Parla della violenza che c'è a Cellole (quattro mesi fa c'era già stato un episodio molto simile con un'altra morte per aggressione avvenuta sempre per futili motivi), ammonendo la sua comunità a ritenere che sia avvenuta per caso. «La violenza non avviene mai per caso, c'è sempre un responsabile dice responsabili delle loro azioni, compiute mai per caso, sono anche gli uomini che colpiscono donne che sostengono di amare oppure coloro che fanno marciare i mercenari che uccidono donne e bambini nei Paesi africani o che uccidono ucraini e russi, coloro che sono stati i protagonisti degli orrori del 7 ottobre in Israele e delle migliaia di morti successive a Gaza. Responsabile è anche chi spaccia la cocaina. Qui a Cellole continua il prelato lungo il corso, c'è quella che definisco la dogana dei morti viventi, un gruppo di persone condannato a un inferno perpetuo, condannato a non essere più capace di amare. E lo stesso succede nel resto del mondo. Dobbiamo pregare per la loro conversione, per la conversione di chiunque usi violenza. Solo in questo modo non ci saranno più morti assurde, morti mai avvenute per caso».
I riti funebri terminano e la gente di Cellole alza la bara del quarantaseienne. Inizia il corteo verso il cimitero comunale, dove "Roberto il generoso", come lo ha definito padre Giancarlo poco prima, sarà seppellito. Il riferimento del prete durante l'omelia era stato alla donazione d'organi che aveva disposto quando era ancora in vita, iscrivendosi all'Aido, e che è stata eseguita. I medici sono riusciti a impiantare i suoi reni e il cuore in pazienti che aspettavano per poter tornare a vivere, grazie appunto alla generosità di Roberto. «I medici ci hanno fatto sapere aveva detto poco prima padre Giancarlo che quando hanno impiantato il cuore del nostro Roberto nella persona che lo attendeva non hanno avuto bisogno di dargli impulsi elettrici. Il suo cuore ha iniziato immediatamente a pulsare, perché aveva un gran desiderio di vita».