'Ndrangheta, arrestato in Brasile Vincenzo Macrì, figlio del boss «dei due mondi»

'Ndrangheta, arrestato in Brasile Vincenzo Macrì, figlio del boss «dei due mondi»
di Serafina Morelli
Sabato 10 Giugno 2017, 08:32 - Ultimo agg. 11 Giugno, 14:32
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Reggio Calabria - È stato rintracciato all’aeroporto di San Paolo del Brasile ed era pronto a dirigersi verso Caracas. Nonostante la sua falsa identità questa volta, il boss latitante della ‘ndrangheta Vincenzo Macrì, non è riuscito a sfuggire alla polizia federale che lo ha arrestato nello scalo internazionale di Guarulhos. L’uomo, 52 anni, esponente di spicco della cosca Commisso operante a Siderno, viveva nella capitale del Venezuela ormai da qualche tempo: si era presentato come Angelo Di Giacomo (riportano alcuni siti portoghesi), ma ad accorgersi della falsa identità sono stati gli investigatori della Squadra mobile reggina e dello Sco. Vincenzo, già proposto per l’inserimento nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno, è figlio di Antonio Macrì, leader carismatico, soprannominato per la sua caratura criminale “Boss dei due mondi”, particolarmente influente anche oltreoceano (Canada e Stati Uniti), ucciso in un agguato a Siderno nel 1975, nell'ambito della prima guerra di 'ndrangheta. Vincenzo Macrì negli ultimi anni si era stabilito ad Aalsmeer (Olanda) dove gestiva gli interessi illeciti del sodalizio mafioso di riferimento. Il 52enne «ha avuto la funzione di risolvere – riporta la polizia federale - gli affari interni dell’organizzazione mafiosa, la raccolta e la trasmissione di informazioni importanti e vitali in asse Siderno Marina - Gioiosa Jonica - Canada - Paesi Bassi». Macrì ha già scontato negli Stati Uniti una condanna a 13 anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti.

Secondo gli investigatori l'inserimento del 52enne nella cosca Commisso di Siderno - attiva oltre che nelle zone limitrofe anche fuori dai confini nazionali, in particolar modo a Toronto e in Olanda - è ampiamente comprovata dalle risultanze dell'operazione Acero-Krupy Connection della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, condotta congiuntamente dalla Polizia di Stato e dall'Arma dei Carabinieri il 28 settembre del 2015 per associazione mafiosa e di traffico internazionale di sostanze stupefacenti con l'aggravante della transnazionalità. Sarebbero stati provati i rapporti con altri esponenti di vertice della stessa organizzazione tra cui Antonio Commisso, di 61 anni di Siderno, detto "u' Bucatu", Giuseppe Coluccio (51 anni), di Roccella Jonica, entrambi già detenuti, ed Angelo e Cosimo Figliomeni, di 55 anni e 53 anni originari di Siderno ma residenti in Ontario in Canada, entrambi detti "Brigante" e attualmente latitanti.

L’arresto è giunto al termine di articolate indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotta dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria con l'attività di raccordo svolta del Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia e dalla rete dell'Iinterpol. Alla cattura di Vincenzo Macrì si è giunti anche grazie allo scambio di informazioni tra il Servizio Centrale Operativo, il Federal Bureau of Investigation e l'Homeland Security. In particolare, la collaborazione tra SCO e FBI è avvenuta nell'ambito del progetto “Pantheon”, siglato nel 2005, che ha dato nuovo impulso agli storici rapporti che legano i due uffici investigativi. Inoltre si è rivelato decisivo ai fini della cattura anche lo scambio di informazioni, attivato tramite il Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia, tra le Polizie del Venezuela e Brasile, in un'ampia cornice di collaborazione tra l'Italia ed i Paesi del Sud-America interessati.

Il ministro dell'interno, Marco Minniti, ha telefonato al capo della Polizia, Franco Gabrielli, per complimentarsi dell'operazione: «L'arresto di Vincenzo Macrì è un'altra importantissima operazione contro la 'ndrangheta che si aggiunge agli arresti di altri pericolosi latitanti operati di recente dal lavoro straordinario delle Forze di Polizia».
 Al termine delle procedure di estradizione dal Brasile l'arrestato verrà condotto in Italia per essere sottoposto al regime di custodia cautelare in carcere.
 
 
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