«È un tumore maligno la ‘ndrangheta e questi sono i risultati». Lo dice in chiesa, in terra di 'ndragheta, il colonnello Giancarlo Scafuri, stringendo tra le mani la fotografia racchiusa in una cornice del vice brigadiere Rosario Iozia, ucciso a Cittanova con due colpi di lupara. Era il dieci aprile del 1987 e oggi, a trent’anni dalla sua morte, i suoi assassini non hanno ancora un nome. E il discorso dell'ufficiale dell'Arma commuove tutti.
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