Autobomba a Vibo, la madre di Matteo: «Noi sempre minacciati, i Mancuso volevano quel terreno»

L'auto distrutta dall'esplosione
L'auto distrutta dall'esplosione
di Serafina Morelli
Martedì 10 Aprile 2018, 19:03 - Ultimo agg. 11 Aprile, 00:08
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VIBO VALENTIA - «Non ho paura. Non l’abbiamo avuta fino ad oggi. Ma aspettavo che accadesse». Parla Rosaria Scarpulla, madre di Matteo Vinci, il 42enne morto a Limbadi con un’esplosione causata da un’autobomba posizionata nel vano portabagagli della macchina. L’anziana donna fa nomi e cognomi e ai microfoni del Tgr Calabria cita Rosaria Mancuso e il marito Domenico Di Grillo, fermato questa mattina per detenzione abusiva di armi e munizioni: «Siamo stati sempre minacciati di andarcene di là, volevano quel terreno. Lottiamo da anni, ci siamo opposti, subendo angherie di ogni genere, ma non abbiamo ceduto e non cederemo mai per onorare mio figlio che era innamorato di quel terreno. Il nostro non è coraggio, è difesa dei nostri diritti, non li vedo come persone, li vedo più bassi di noi». Racconta le discussioni, i soprusi subiti. In mezzo ai due nuclei familiari un vecchio problema delle delimitazioni dei propri possedimenti. Le liti per un terreno che i Mancuso volevano ottenere ad ogni costo. «Abbiamo fatto i nomi senza paura», ribatte la donna che attende di sapere le condizioni del marito Francesco, ricoverato nel reparto “Grandi ustioni” dell’ospedale di Palermo.


Intanto le indagini proseguono a ritmo serrato. Segue da vicino lo sviluppo dell'inchiesta la Dda di Catanzaro. «Siamo sicuramente davanti ad una situazione preoccupante, però allo stato non posso dire di più sullo sviluppo delle indagini». Non aggiunge altro - al termine della riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Vibo Valentia - il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Giovanni Bombardieri. Il prefetto di Vibo, Guido Longo, ha invece spiegato di aver incontrato «polizia e carabinieri per fare il punto della situazione ed arrivare a fare luce su quanto avvenuto a Limbadi. È stato un atto di estrema arroganza. Peraltro ieri c'è stata un'operazione importante della polizia - ha aggiunto il prefetto - ma non abbiamo potuto gioire perché questo è un territorio dove un minuto dopo succede un fatto grave. È stata arrestata dai carabinieri una persona per detenzione abusiva di armi che è il marito della sorella dei Mancuso e quindi andiamo avanti con l'attività investigativa coordinata dalla Dda e dalla Procura di Vibo».  

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