Accoglienza migranti: due arresti a Lamezia: funzionaria della Prefettura favorì imprenditore

La Prefettura di Catanzaro
La Prefettura di Catanzaro
di Serafina Morelli
Venerdì 28 Luglio 2017, 13:22 - Ultimo agg. 29 Luglio, 11:31
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LAMEZIA TERME - Un immobile e la promessa di diverse somme di denaro in cambio della gestione del servizio dei migranti richiedenti protezione internazionale. Questo sarebbe stato il “prezzo” pagato da un imprenditore lametino per ottenere la gara d’appalto. Così una funzionaria della Prefettura di Catanzaro, Natina Renda, di 53 anni, e l’imprenditore che gestisce una struttura di accoglienza per migranti, Salvatore Lucchino (73), entrambi di Lamezia Terme, sono stati arrestati e posti agli arresti domiciliari al termine di un’indagine condotta dalla squadra mobile di Catanzaro.

L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, è iniziata dopo la stipula, il 29 dicembre 2014, di una convenzione tra la Gianal Srl, società cooperativa gestita dall'imprenditore, e la Prefettura, all'esito della gara d'appalto bandita per la gestione del servizio dei migranti richiedenti protezione internazionale. Le indagini hanno permesso così di accertare che Renda, funzionario in servizio, all'epoca dei fatti, nell'area IV - Settore Immigrazione Rifugiati - della Prefettura di Catanzaro avrebbe favorito, a fronte di un corrispettivo economico, l'imprenditore lametino gestore della società cooperativa Gianal, nella instaurazione di un rapporto convenzionale.

La polizia ha evidenziato che Lucchino aveva stretto una relazione con Renda, al punto che nel giugno 2015 l'uomo ha ceduto alla donna un immobile a Feroleto Antico. La funzionaria poi avrebbe partecipato attivamente all'espletamento della procedura di gara indetta dalla Prefettura, anche attraverso sopralluoghi e ispezioni nella struttura di Lucchino, esprimendo parere positivo. Renda, trasferita dal precedente incarico, avrebbe anche svolto il ruolo di amministratore «di fatto» del centro. Come compenso della condotta agevolatrice, Lucchino oltre a donare a Renda l’abitazione che oggi è stata sequestrata, le avrebbe promesso diverse somme di denaro. Entrambi sono accusati, in concorso tra loro, del reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio.
 
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