Libero ma solo di sposarsi
L’amore vince quasi tutto

Libero ma solo di sposarsi L’amore vince quasi tutto
di Roberta GRASSI
Lunedì 15 Gennaio 2018, 06:58 - Ultimo agg. 16:28
3 Minuti di Lettura
Ha potuto dire sì, tra le lacrime di gioia, alla sua compagna italiana. L’ha sposata, come aveva deciso nel marzo dello scorso anno. L’ha sposata nonostante le avversità, nonostante sia di fatto “recluso” al Cie di Restinco e abbia avuto soltanto l’autorizzazione a recarsi al Comune di San Vito dei Normanni per contrarre matrimonio. Al ricevimento Jasvir, 40enne indiano, non ha potuto partecipare. Ci è andata lei, Gelsomina, da sola. Per festeggiare, insieme ai 20 invitati arrivati da tutt’Italia, il coronamento di un sogno. Proprio così, l’ha definito il neomarito: “E’ stato un sogno, sono felice. Nonostante la tristezza che provo per non poter stare accanto alla mia compagna, ora mia moglie, nel giorno del nostro matrimonio”.
Jasvir è un richiedente asilo. E’ nato in India, la sua famiglia vive lì. E ha una meravigliosa storia di integrazione da raccontare, una storia che però non ha potuto scalfire le norme, la burocrazia di uno Stato che prevede misure inflessibili, in materia di immigrazione.
L’uomo aveva un regolare permesso di soggiorno. Viveva in provincia di Brescia e lavorava regolarmente come domestico in una abitazione. Contratto registrato, contributi pagati. Durante una vacanza a Sorrento, dove si era recato per andare a trovare degli amici, ha conosciuto Gelsomina. Ed è scoppiato l’amore. I due hanno iniziato a frequentarsi, poi il trasferimento in Campania, per lo straniero che ha continuato a lavorare stabilmente.
Un altro permesso di soggiorno gli è stato negato alla fine del 2015. Un bel giorno Jasvir è incappato in un controllo delle forze dell’ordine: “Stavo rientrando a casa in motorino, eravamo stati a pranzo a casa dei miei suoceri”. Le forze dell’ordine hanno compiuto le dovute verifiche. Per concludere che la posizione del 40enne fosse “irregolare”.
 
Era effettivamente così, sulla carta.
Da Sorrento Jasvir è stato condotto a Brindisi, tre mesi fa. Nel Cie di Restinco. Quando le pratiche per le pubblicazioni del futuro matrimonio erano già state avviate, ma ritardate da un’altra serie di peripezie tecniche dovute ai nulla osta a alle interlocuzioni con l’India.
Rinchiuso. Al Centro di identificazione ed espulsione, in attesa di essere rimpatriato: “Ho pensato di mollare – racconta – di tornare in India e sposarla lì”. Alla fine ha continuato a battersi, al fianco dell’avvocato Cosimo Castrignano, che ha curato tutte le questioni pratiche e che era tra gli invitati al matrimonio, che si è celebrato al municipio di San Vito. “Siamo entrambi molto forti – spiega, parlando di sé e della moglie – supereremo anche questa”. Jasvir ha ottenuto un piccolo permesso. Ha potuto lasciare il Cie di Restinco, queste “quattro mure di cemento armato” che sono diventate la sua casa, per un’oretta. Il tempo di indossare una giacca scura e andare ad abbracciare la sua donna che lo attendeva, vestita di bianco, e con il bouquet di rose fra le mani.
Sono stati momenti di grande commozione. Di enorme felicità. Per qualche istante i due promessi sposi sono riusciti a non pensare al resto. Alle vicissitudini che stavano per minare i loro progetti.
Il matrimonio non avrà come effetto immediato l’estensione della cittadinanza italiana anche al 40enne indiano. Ma egli potrà chiedere un nuovo permesso di soggiorno, motivandolo con ragioni familiari. Sarà la fine di un incubo, o per lo meno la sua temporanea sospensione. Comunque andrà a finire, dal punto di vista burocratico, amor vincit omnia. Anche solo per il tempo di un “sì”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA