Maria Pirro
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Ora legale, ovvero il sonno perduto: cosa fare quando non si riesce a dormire

I medici avvisano: «Questi disturbi possono portare alterazioni neuro-comportamentali, deficit dell'attenzione o aggressività, fino all'autolesionismo, oltre a danni cardiovascolari e al sistema immunitario»

Lancette spostate un'ora avanti
Lancette spostate un'ora avanti
Maria Pirrodi Maria Pirro
Domenica 26 Marzo 2023, 17:37 - Ultimo agg. 17:39
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Ne fanno parte uomini e donne di tutte le estrazioni sociali, di tutte le età, razze e religioni: è la «setta degli insonni». E quelli che non ne fanno parte sbagliano a suggerire: «Se non riesci a dormire puoi sempre leggere, guardare la tv, studiare o fare qualsiasi altra cosa». Per dirla con il regista Paolo Sorrentino: «Questo genere di frasi irrita profondamente i componenti della setta degli insonni. Il motivo è molto semplice; chi soffre d'insonnia ha un'unica ossessione: addormentarsi».

Poi c'è chi ha gli incubi o le allucinazioni, urla durante la notte, è sonnambulo, parla senza rendersene conto, non riesce a trattenere la pipì, ha il respiro corto e l'affanno, va in apnea, si risveglia in stato confusionale, di soprassalto. Con effetti devastanti: in tutte le relazioni e i contesti, dal lavoro alla scuola. Dove comporta difficoltà nell'apprendimento (dovuti a cali di concentrazione e memoria breve), rende iperattivi, irritabili e più fragili. «I disturbi del sonno possono portare ad alterazioni neuro-comportamentali, deficit dell'attenzione o aggressività, fino all'autolesionismo, oltre a danneggiare il sistema immunitario e quindi favorire infezioni e infiammazioni, influire sulla crescita del bambino, causare problemi cardiovascolari, aritmie o ipertensione», spiega Luigi Masini, dirigente medico referente di Medicina del sonno del dipartimento di neuroscienze del Santobono-Pausilipon, centro specializzato per bambini a Napoli e in Campania e punto di riferimento per le regioni limitrofe come Molise, Basilicata e Calabria.

Perché è necessario intervenire, in tutti questi casi, con esami specifici che consentono di registrare i parametri funzionali e valutare quel che accade dal punto di vista neurologico e cardiorespiratorio durante le varie fasi del sonno. Ma, al di là dei trattamenti clinici, è decisivo avere abitudini sane e curare lo stile di vita, come dimostrano i dati scientifici. Non bisogna fumare, innanzitutto. Stare lontano da fonti di inquinamento ambientale e acustico, ma senza rinunciare a trascorrere del tempo all'aria aperta e alla luce del sole. La dieta mediterranea aiuta, meglio se associata all'attività fisica: questa indicazione arriva dal monitoraggio di 847 adolescenti spagnoli, della Valle de Ricote, che ha preso in considerazione nei pasti «componenti specifici come frutta, legumi, pesce, colazione, latticini, dolci e prodotti da forno/pasticceria».

E poi, niente dispositivi elettronici tenuti accesi a tarda sera: «Smartphone e tablet», ricorda Masini, «andrebbero tenuti fuori dalla camera da letto». Altrimenti, anche aprile non è dolce dormire. Già il passaggio con l'ora legale non aiuta.

Quanto alle terapie, gli approcci tra Nord e Sud appaiono ancora diversi. A giudicare dai risultati dell'indagine pubblicata sull'Italian journal of pediatrics che ha coinvolto 102 reparti, coordinata da Luana Nosetti (Università dell'Insubria) e a cura del gruppo di studio sui Disturbi respiratori nel sonno, della Simri, in caso di apnee notturne i farmaci si utilizzano più spesso nel Mezzogiorno. Con un minore ricorso alla chirurgia. Ma, è un problema diffuso, i genitori possono sottovalutare le difficoltà dei figli ad addormentarsi, a volte scambiandole per capricci. E il Long Covid aumenta l'insonnia. E una scarsa qualità del sonno e Alzheimer sono strettamente legati: il meccanismo è stato svelato su Acta Neuropathologica communications da una ricerca dell'ospedale Molinette condotta sotto l'egida di Alessandro Cicolin con l'istituto Cavalieri Ottolenghi e Michela Guglielmotto, del dipartimento di Neuroscienze "Rita Levi Montalcini" dell'Ateneo torinese. Non bastasse, «chi non dorme ha lo stesso livello di attenzione di una persona che ha bevuto un litro di vino; anche mettersi alla guida dopo una notte di sonno disturbato può avere conseguenze fatali», avverte Giulio Gasparini, professore associato di Chirurgia maxillo-facciale alla Cattolica.

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