Maria Pirro
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L'amore e l'inutile ricerca di sicurezza: la lezione (di vita) di Aldo Masullo

Nelle celebrazioni dedicate al filosofo scomparso durante la pandemia, la sintesi del dibattito tra lo psicanalista Thanopulos e il docente della Federico II Ciaramelli diventa vademecum

Aldo Masullo
Aldo Masullo
Maria Pirrodi Maria Pirro
Venerdì 9 Giugno 2023, 19:28 - Ultimo agg. 10 Giugno, 21:40
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I pensieri si mischiavano ai ricordi, quando parlava della malattia incurabile della moglie: un velo di tristezza copriva il cuore gonfio dei suoi 90 anni, ma Aldo Masullo lo strappava con forza, poi si lasciava andare a parole come sospiri. «Vivere significa soffrire, ma anche godere di una possibilità. La morte rappresenta il nulla irrevocabile». Durante le celebrazioni del centenario dalla sua nascita organizzate dal Comune di Napoli, questa lezione è stata riproposta e attualizzata in un dibattito tra Sarantis Thanopulos, presidente della Società psicoanalitica italiana, e Fabio Ciaramelli, professore ordinario di Filosofia del diritto alla Federico II. E la sintesi diventa vademecum.

La critica e l'accettazione del cambiamento

La vita è il tempo vissuto: un tempo continuo che scorre, ma non passa, e ci porta a essere insieme nel passato e nel presente, immaginando il futuro in base alla nostra esperienza. Ma poi il cambiamento repentino ci spinge verso una trasformazione, senza tenere conto del prima e del dopo, delle sue premesse e le sue conseguenze: è mezzo e insieme fine, l'incontro dell'attesa con l'inatteso, e può essere alienante, se non fosse che la discontinuità costituisce la stessa trama della nostra esistenza. E ci fa sentire vivi.

La responsabilità della cura

C'è un gran parlare di cura: della propria salute e di quella degli altri, della propria casa, del lavoro, degli interessi comuni. Eppure, si ha una crescente percezione di incuria, a partire dall'indifferenza evidente verso l'ambiente e nelle relazioni affettive sempre più frettolose e superficiali. Perché la cura vuol dire responsabilità, quindi è una preoccupazione nella quotidianità fino all'angoscia che in certi momenti s'insinua come nebbia nell'anima.

Il dolore contenuto nel gusto di vivere

«Curare il dolore» è un modo di dire, ma non è esatto. Cura vuol dire anche «prendere cura» del gusto del vivere, e quindi anche patire. Soffrire, soprattutto nel mondo affettivo, significa provare, sperimentare.

La reprocità necessaria dei sentimenti

E poi, cura implica reciprocità: l'incontro con l'altro, e il coinvolgimento di entrambi. Perché serve rispetto di ciò che amiamo, che dà alla nostra vita senso e ci emoziona, accogliendo ogni sua declinazione e ogni suo aspetto, comodo e scomodo. Non essere attenti alle differenze significa anche non avere cura di sé, essere indifferenti o lasciarsi portare dalla corrente del volgare e del banale. Come si dice, a cuore qualche cosa, e dunque prendersene cura, è agire come se senza quella ne andasse della nostra stessa vita.

La vertigine del vuoto nelle relazioni virtuali

Oggi la vera sfida è contrastare una sofferenza informe e pervasiva, che entra nella nostra vita in silenzio, come espressione di un dolore sordo dovuto al progressivo svuotamento della nostra esistenza affidata a un mondo di relazioni virtuali. Relazioni che distruggono i nostri spazi conviviali, non permettono l'incontro dei nostri sguardi, dei nostri battiti del cuore, dei nostri respiri, dei nostri sensi, dall'odore al tatto e al gusto.

La ricerca (inutile) della sicurezza

L'ossessione della sicurezza ha cambiato la qualità e il senso della nostra vita, perché l'esistenza così votata ci deprime: una ricerca razionale non può coincidere con il desiderio, le emozioni e i sentimenti. Il risultato? La domanda di sicurezza che oggi dilaga non produce sicurezza, ma ulteriore domanda di sicurezza, che è una delle grandi mistificazioni della nostra epoca. Stabilità è data non dalla difesa dal mondo, ma dall'abitarlo con libertà.

La violenza nascosta dietro le barriere

La sofferenza psichica non si può più comprimere dietro recinzioni e muri, non solo perché sarebbe insopportabile: il suo spazio oramai si è esteso così tanto che invade l'intera società e si interseca con il disagio crescente. In questa "zona grigia" si manifesta spesso la violenza anonima, la più distruttiva, che si può disinnescare solo con il prendersi cura del mondo quanto di se stessi.
 
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