Luciano Pignataro
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Tradizione o innovazione nel piatto? Un falso problema

Tradizione o innovazione nel piatto? Un falso problema
di Luciano Pignataro
Sabato 16 Aprile 2016, 20:31
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A ben pensarci, proprio il gesto più conservatore, quello di portarsi il cibo della terra che si lascia, è anche il più moderno, perché apre la strada alla contaminazione. La tradizione dura e pura è un’astrazione, quasi un precetto religioso che fissa rapporti e consuetudini sociali di fatto superate nel quotidiano dopo poco tempo.
Gli arabi che cercano il kebab, i giapponesi il sushi, i napoletani la pasta e la pizza, gli emigranti che infilano i salami nei caciocavalli per eludere i controlli alla frontiera americana e le mamme che, ancora oggi, riempiono le valigie dei figli che vanno a studiare all’estero, di ogni ben di Dio. Il tentativo di trattenere il passato è il primo atto che ci trascina verso il futuro perché, come diceva Eraclito, non è mai possibile gettare il sasso nella stessa acqua, anche se abbiamo una sensazione contraria.
Proprio la contaminazione inarrestabile degli uomini, come del cibo, segna i continui traguardi raggiunti nella storia dell’uomo. Napoli è famosa per la pasta, il pomodoro e il caffè, ma nessuno di queste tre cose è nata qui.
 
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