Pietro Treccagnoli
L'Arcinapoletano
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Napoli torna Real per Cristiano Ronaldo

Foto di Sergio Siano
Foto di Sergio Siano
di Pietro Treccagnoli
Sabato 4 Marzo 2017, 15:57
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Miracolo a Carbonara. Siete passati, in questi giorni, per la popolarissima e abitualmente ingorgata strada del quartiere San Lorenzo? Vi siete guardati attorno? Non vi sembra Lugano, un pezzetto di Canton Ticino precipitato a Napoli? Forse esageriamo, sì esageriamo, ma, vivaddio, ci voleva il Real Madrid, che sarà ospitato per la trasferta in città, all’hotel Palazzo Caracciolo, per vedere un minimo di manutenzione ordinaria. Ci voleva lo squadrone meringato per poter fare aprire lo sguardo verso la vertiginosa scalinata del Sanfelice che conduce alla splendida e solitamente celata chiesa di San Giovanni a Carbonara, per ammirare i palazzi storici e l’intrico dei vicoli di una delle zone più autenticamente aristocratiche e lazzare della città. Ci voleva il Real per non subire lo scuorno di una strada levantina.

A questo punto ci toccherà eleggere Cristiano Ronaldo sindaco di Napoli o comunque di andare in Champions League ogni anno solo per poter vedere, un pezzetto alla volta, le strade ripulite, le buche nelle carreggiate finalmente (anche se provvisoriamente) rattoppate con il catrame, i cassonetti svuotati, i vigili che fanno le multe alle auto in tripla fila, persino a quelle dei residenti senza permesso, i parcheggiatori abusivi smammati.

Varrebbe la pena di chiedere alla dirigenza del Real o quella delle altre squadre avversarie che ci toccherà sfidare di cambiare sempre albergo, per dividere equamente i benefici, una volta a via Marina, un’altra al corso Vittorio Emanuele, un’altra ancora al Rettifilo, a piazza Garibaldi, a Fuorigrotta e giù fino ad Agnano. Così si conquisterebbe il minimo sindacale di vivibilità. O comunque una boccata di ossigeno.

Era già accaduto due anni fa con la visita di papa Francesco, quando le strade percorse dall’auto del pontefice furono tirate a lucido. Stavolta, l’occasione non ha niente di sacro, anzi è molto profana, sebbene nominalmente «real», con tanto di ispanica corona. I blancos galacticos si sono candidati, per diritto pedatorio, a nuovi viceré. Pedro de Toledo le strade le faceva costruire, loro le fanno riparare. Senza invocare nuove sudditanze, abbiamo già dato e siamo in democrazia, con Cristiano Ronaldo a Palazzo San Giacomo potremmo finalmente aspirare a una città che funzioni davvero. Gioco di squadra e primati continentali. Alè-oh-oh. 

La strada di Carbonara è stata storicamente una delle principali vie d’ingresso alla città, menava all’affollata e strategica Porta Capuana. Da tempo è in corso un lento processo di rigenerazione urbana spinto dal basso, quasi esclusivamente privata, come una foresta che cresce, ma è ancora infestata da piante parassite (della criminalità e dell’illegalità spicciola) e lontana dal cono di luce dell’amministrazione pubblica. Eppure potrebbe essere, con l’ex-Tribunale in cerca di un futuro, i Decumani, il Duomo, il Madre e il Mann a pochi passi, la Ferrovia e il metrò dell’arte dietro l’angolo, un secondo potente hub per l’ingresso in città e l’incremento del turismo, a fare da pendant proprio a via Toledo e a piazza del Plebiscito. Ma siamo lontani dagli obiettivi. È più facile puntare su frettolosi maquillage.

Da mercoledì, andrà come andrà al San Paolo, si tornerà, statene certi, alla scassata normalità. Così, per ora tocca assistere al paradosso di un sindaco amico e aspirante imitatore di «Podemos», costretto a correre ai ripari per meglio accogliere una squadra istituzionale (con un passato addirittura franchista), antipatica perché contrapposta ai companeros catalani del Barça, antagonisti per definizione. DeMa deve sottostare alla legge del contrappasso: red carpet (sotto forma di cucchiaiata di asfalto tra i sanpietrini traballanti) ai realisti, presunti destrorsi, con la speranza di non farci sempre riconoscere e finanche di conquistare, con la mano di san Gennaro, un ribaltone sul campo, fingendo per una volta di essere più civili di quanto abitualmente ci costringono a mostrarci.
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