Sospensione

Sospensione
Lunedì 3 Dicembre 2018, 14:15 - Ultimo agg. 24 Marzo, 09:44
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Anche se guardava a Tommaso Landolfi, quello scritto da Michele Neri – Sospensione (Centauria) – è un romanzo moraviano, tutto incentrato sulla debolezza maschile (che lo scortica) e la presa di coscienza di questa. Tra fughe e ricerca di sé, rifiuti e rimozioni, orrori e meschinerie, la storia ha il pregio di avere una impalcatura che funziona, con una geografia varia e non ferma al solito se stesso tipico del romanzo italiano, anzi dell’autoromanzo. Neri sguazza nella paura del suo personaggio, Gabriele Santucci (manager di una multinazionale che commercia in fibra d’amianto), avendo un grande pregio: la credibilità. Sentiamo svilimenti, consapevolezze e misteri come reali. Un raro atto di onestà, di cui ormai pochi si preoccupano. Analizzando una transizione – fisica e morale – lavorando sullo sconforto, quasi cercando una testimonianza marginale, ci si ritrova davanti a un concetto nella sua ossatura reale, con i giusti risvolti psichici in una sfumatura costruita senza velleità.
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