La sera a Roma

La sera a Roma
Domenica 18 Febbraio 2018, 13:14
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In un paese dove solo gli scettici riescono a credere in qualcosa – come diceva Leo Longanesi – è normale che uno sceneggiatore scriva il miglior giallo degli ultimi anni, senza essere un giallista, eludendo tutta la sciatteria della lingua utilizzata dal genere. Enrico Vanzina, che da tantissimo tempo registra tic verbali, mode, costumi e abusi, servendo al fratello Carlo sceneggiature che inchiodando gli italiani ci fanno ridere, è uno scrittore allenato all’attimo e all’amore per le situazioni assurde. Apparentemente distante, in realtà molto coinvolto e con sguardo da antropologo, ha la capacità istintiva alla Nora Ephron di raccontare quello che ha intorno e di immaginare quello che serve per renderlo indimenticabile. “La sera a Roma” (Mondadori) è un romanzo che, pur rispettando tutte le regole del genere, serve ad altro: lasciar andare la nostalgia e tenere insieme vivi e morti, proprio come fa il cinema. Vanzina è bravissimo nella descrizione dell’aristocrazia che, con puntualità, viene montata e smontata. Ha una cattiveria dolce, come Dino Risi, che poi è quella di chi ama la vita e ne conosce la pochezza. 
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