Il birignao pronomistico

Il birignao pronomistico
Sabato 18 Febbraio 2017, 12:26
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Edmondo Berselli avrebbe molto riso a vedere l’Adelphi di Roberto Calasso in minigonna e tacchi a spillo. Dopo anni di oltretempo sceglie il presente e se lo fa raccontare – male – da Daniele Rielli, con “Storie dal mondo nuovo”, uno che vorrebbe essere Andrea Minuz, ma non ci riesce: cadendo nel birignao pronomistico. C’è tanto compiacimento nei pezzi che provano a spiegare l’oggi, e tanti momenti morti, durante i quali l’autore ci fa sapere – ogni trenta pagine –  che sta sistemando gli appunti, che riflette, e che ringhia quando si siede al posto dell’inviato de “Il Giornale”, nemmeno Crozza la farebbe questa battuta. David Foster Wallace è passato invano, eppure nel post mortem sarebbe dovuto entrare nelle letture adelphiane, con obbligo per gli scriventi calassiani. Non c’è mai stupore nei reportage (?) di Rielli, nemmeno con l’intervista a Serpico riesce a smarcarsi dalla noia, solo l’ultima storia: “Io che ho attraversato l’Alto Adige”, si salva. Dispiace, uno si aspettava una mappa e, invece, si ritrova gli scarabocchi d’un ragazzino. 
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